Le mani avanti ...
Questo articolo non ha alcuna pretesa, si tratta d'un contributo un po' più esteso rispetto a quanto si scriverebbe in un post, potrebbe essere visto come la naturale contaminazione indotta da quel
thread, un'infezione trasmessa dal forum al blog ...
Forse può apparire come il tentativo di "alzare la voce" sopra quella degli altri, chissà, può darsi, anche se molto semplicemente (e forse in modo inadeguato) ho voluto mettere in fila alcuni aspetti colti lungo le pagine di quel confronto.
E' da tempo che se ne parla
L'obbligo alla vaccinazione o la pratica della vaccinazione sono oggetto di discussione da tempo, la contrapposizione sul tema non è qualcosa di recente.
Già alla fine del 1700, inizi del 1800, c'era chi denigrava quell'approccio, allora agli albori: si trattava più che altro di scetticismo e derisione.
Per certi aspetti, con le obiezioni d'oggi giorno sollevate riguardo l'efficacia dell'immunizzazione, non si svela nulla di originale, si aggiunge piuttosto, a mio parere, la colpevole carenza d'una elementare conoscenza.
Il fatto è che son trascorsi due secoli, dovrebbero risultare evidenti e indiscutibili i progressi compiuti dalla scienza medica, ma ciò nonostante correnti di pensiero trovano linfa nel gettare scredito sull'uso dei vaccini e sui vaccini in quanto tali: i pretesti sono i più disparati.
Vale il tempo di rifletterci per non regredire.
EY non è una echo chamber, non vi si trova la corrente di pensiero che asseconda l'affiliazione confessionale, ma si è discusso e se ne discute, d'altra parte la valenza sociale e scientifica della questione è davvero rilevante.
Nel thread ci si è confrontati, chi s'è accodato ha contribuito a modo proprio, a volte portando conoscenze o certezze, anche dubbi, alimentando magari quelli degli altri.
Il forum ha veicolato questa partecipazione, ha dato opportunità di confronto e forse, per qualcuno, di scoprire qualcosa di nuovo (il thread è in continuo aggiornamento).
Sono stati espressi differenti punti di vista ma in sintesi, pur semplificando, è possibile censire il pensiero di chi è a favore dei vaccini e all'obbligo della vaccinazione, chi vorrebbe decidere in libertà se vaccinare(vaccinarsi) pur riconoscendone la validità, e chi invece è proprio contrario ai vaccini; questi ultimi, se non ricordo male, almeno quì su EY, pochissimi, forse nemmeno presenti, ma potrei essere smentito.
E poi, in generale, ci sono le correnti di pensiero che con varie sfumature propendono più da una parte o da un'altra.
Questo è un luogo dedicato principalmente alla divulgazione e al confronto su materie tecniche, scientifiche, c'è l'abitudine a familiarizzare con concetti e principi che si rifanno al metodo sperimentale: risale al secolo di Galileo Galilei, a lui è attribuita la paternità.
E' il metodo che guida le scoperte, i progressi e i successi, vale anche per la medicina, e così è stato per la ricerca di soluzioni in difesa dai virus che da tempo senza memoria accompagnano gli animali e l'uomo.
Ma un Virus che roba è ?
Se escludiamo il dialogo tra due persone, ci si può informare leggendo un'enciclopedia o un libro: questo lo si sarebbe affermato anni fa.
Oggi la risposta più immediata e istintiva è "vai su internet" oppure "vai in internet", e infatti è il luogo dove state leggendo questo articolo, anche se non so ancora per quanto la pazienza vi accompagnerà.
Ecco, nella diatriba, internet, a prescindere dalla preposizione che in modo figurato invita nella vastità delle connessioni del mondo intero, nel meglio o nel peggio gioca una parte significativa, ma di questo magari ne leggiamo dopo.
Ma dicevamo, un virus cos'è ?
Questo lo sapete o lo potete facilmente scoprire ma diamone almeno un accenno.
E' un così detto agente patogeno che causa infezione, è incapace di sopravvivere in modo autonomo e per questo ha l'impellenza di trovare un ambiente comodo e accogliente, per vivere e proliferare; fuori da questo ambiente di certo non si replica, può resistere un po', dipende dal tipo di virus, da qualche ora sino a qualche settimana, ma poi muore (non dimentichiamoci di questa informazione ... )
Ha dimensioni infinitesimali, non lo si vede (ci vogliono microscopi elettronici per osservarlo), però sono evidenti le conseguenze della sua presenza, per la malattia che provoca.
Alcune di queste patologie sono devastanti, altre violente ma qualche spiraglio lo concedono, altre ancora veramente fastidiose e se nella maggior parte dei casi sono accompagnate da un epilogo felice, in qualche altro lasciano un segno indelebile, e in circostanze molto particolari possono condurre al decesso.
Vi sono virus che infettano solo gli animali ma da questi, alcuni, possono passare all'uomo e allora si parla di zoonosi; se una infezione avviene nel verso opposto si tratta di antropozoonosi.
Comunque c'è da riconoscere che i virus non fanno discriminazione, trattano tutti con equità, persino i batteri se la devono vedere con loro, con i virus batteriofagi, il che è tutto dire.
Il Vaccino è un medicinale ?
Quando l'infezione ci coglie, ben poco si può fare.
Sembra strano, ma non disponiamo di terapie, e questo potrebbe far riflettere su quanto ancora ci sarebbe da indagare.
In alcuni casi si può evitare d'assecondare il processo infettivo, ma è ben poca cosa.
Per evitare o combattere un'infezione (in generale) si possono assumere degli antibiotici ma per i virus non esiste un medicinale capace di guarirci quando il virus ci attacca e la patologia fa la sua comparsa.
Allora, quel che si può fare è agire in via preventiva tramite appunto la vaccinazione e qui casca l'asino, anche se lui non è ammalato ...
Solitamente un medicinale lo si prende per guarire, mentre il vaccino (è classificato appunto come un medicinale) lo si assume in assenza d'una patologia (di vaccinazioni ce ne sono diversi tipi, in questo scritto si intende fare riferimento a quelle preventive) e questa faccenda, consapevolmente o meno, porta alla diffidenza di alcuni nei confronti della pratica dell'immunizzazione: il fatto è che non c'è alternativa se ci si vuole proteggere per evitare un possibile contagio.
L'immunizzazione
Rispetto ai virus non abbiamo difese, o meglio, ce le possiamo creare se superiamo (senza conseguenze permanenti, si spera) la fase conflittuale che il nostro sistema immunitario ingaggia con l'intruso (sconosciuto) dall'istante in cui avviene l'infezione.
Col decorso della malattia il sistema immunitario sviluppa(produce) i così detti anticorpi, particelle specifiche (più propriamente proteine, presenti quasi tutte nel siero del sangue) in grado di riconoscere, aggredire e sconfiggere l'agente infettante, capitasse d'incontrarlo nuovamente, evitando l'insorgenza della malattia.
Infatti, una successiva aggressione da parte di quel virus specifico ci lascerebbe indifferenti, però, va precisato, potremmo trasformarci in veicolo d'infezione per altri (non dimentichiamoci di questa informazione ... ).
Per dotare il sistema immunitario degli anticorpi in grado d'aggredire e sconfiggere un virus (e scongiurare una malattia infettiva) esiste una sola alternativa: la vaccinazione.
In pratica consiste nell'introdurre intenzionalmente nel corpo un composto (il vaccino) che veicola un virus (il virus specifico di una malattia) incapace però di portarci alla malattia, perché reso inoffensivo, ma in grado di stimolare il sistema immunitario: una sorta di potente simulatore del virus originale.
Così si agisce su dinamiche bio/fisio-logiche basandosi sulla proprietà della memoria immunologica.
Quando eravamo più piccoli, per spiegarcelo, ci dicevano (ed è vero, me lo ricordo) che ci iniettavano un virus "morto", che non poteva farci niente: l'idea poteva fare un po' schifo, ma quasi sembrava una sfida.
E' una semplificazione, ma è efficace, e sopratutto vera (anche se incompleta).
Ora sembra una cosa ovvia, ma non è stato per nulla facile arrivarci: tante malattie, molte ricerche e parecchie storie.
Può essere l'occasione per scrivere e leggere una di queste, solo un accenno, così da rendere l'idea di ciò che oggi abbiamo nel nostro arsenale sanitario e riteniamo, comprensibilmente, una disponibilità scontata.
Purtroppo però è tanto ovvia da portare alcuni al punto di denigrare quando non addirittura demonizzare ciò che invece può proteggerci e in alcune circostanze salvarci la vita.
Questo approccio, più che "facilone", credo sia dovuto in parte al benessere che il nostro sistema sanitario, a volte vituperato, ha comunque contribuito a farci raggiungere rispetto alla condizione d'altri paesi dove invece diverse malattie, una volta presenti anche da noi, là sono ancora endemiche.
Parte di noi, ormai dimentichi del passato, imputa alla pratica della vaccinazione d'essere causa d'altre malattie, senza però portare evidenza scientifica.
Questa non è una denigrazione nei confronti di nessuno, vuole solo essere un invito a riflettere.
La Poliomielite, una brutta faccenda
Forse sono cose ovvie, ma credo che rileggere la scoperta d'una malattia, pur per sommi capi, possa essere utile a guadagnare o recuperare una migliore prospettiva rispetto all'oggetto di discussioni che non dovrebbero nemmeno esser tali.
Il nozionismo non c'entra, sicuramente c'è chi è in grado d'argomentare con autorevolezza, qui si tratta solo di dare un'idea e siccome nel thread sopra citato avevo fatto riferimento alla poliomielite ho pensato di recuperare quattro informazioni, poche righe.
Questa malattia ha sempre accompagnato l'uomo lungo il corso della storia, ci sono evidenze che giungono dall'antichità ma solo nel 1840, in Europa, un medico ortopedico, il tedesco Jacob von Hine, ipotizzò potesse esserci un denominatore comune tra i casi di paralisi che gli capitava d'osservare.
Una delle conseguenze della malattia è infatti la paralisi e nei casi ancor peggiori la morte.
Kussmaul fece un altro passo in avanti, e molto importante, tanto che riuscì a trovare un nesso tra vari casi individuando una comune lesione nel sistema nervoso, più in particolare nel midollo spinale e nello specifico nella zona relativa alle cellule nervose coinvolte nel controllo muscolare; ci si stava avvicinando, la strada era quella giusta ma solo dopo il 1880 s'ipotizzò che il colpevole potesse celarsi in un agente infettivo.
Fu infatti Medin, in Svezia, ad esporre questa tesi, a seguito dell'osservazione delle epidemie (e caratterizzate come tali ipotizzando un'infezione) sfociate nel suo paese; consideriamo che a questo punto abbiamo svoltato secolo.
Siamo nel 1908, quasi in contemporanea con gli episodi di Stoccolma, quando Landsteiner e Popper riuscirono ad infettare delle scimmie con prelievi effettuati dal midollo spinale d'un umano deceduto: costituiva una delle prime evidenze sperimentali delle proprietà infettanti della malattia.
Ne descrissero l'evoluzione, fornirono uno schema del decorso della patologia e argomentarono in merito agli anticorpi.
Ma studiare la poliomielite era davvero arduo, principalmente per la difficoltà dovuta alla coltivazione dei virus, notevole inconveniente per la ricerca (è un problema pratico che tutt'oggi osta l'osservazione d'alcuni virus).
Si giunse comunque ad una soluzione quando Enders, con l'aiuto di Huckle Weller e Chapman Robbins, nel 1949, ebbero successo ricorrendo a tessuti d'embrioni umani, credo dosando anche un po' di pennicilina: nel 1954 gli assegnarono il premio Nobel.
In quegli anni ci si rese conto che il virus della poliomielite non era unico, ve n'erano diversi, e le conseguenze della loro presenza non tutte uguali ma tutti, tutti, infettavano l'ospite passando dall'apparato orale, dalla bocca, per raggiungere l'intestino e da lì al sangue e dal sangue al sistema nervoso (non sempre arrivano a colpirlo, ma quando accade le connessioni nervose possono essere irrimediabilmente danneggiate e subentra la paralisi).
Insomma, da una parte si padroneggiava la fissione nucleare mentre in altri campi della ricerca ancora si arrancava: forse superflua, sicuramente banale come considerazione, ma è una comparazione che dà la percezione delle distanze che a volte intercorrono tra le diverse scienze nei vari campi di ricerca.
Comunque sia, dopo la seconda Guerra Mondiale, Morgan, negli USA, sperimentando sulle scimmie mise a punto un vaccino per la poliomielite animale; ma passare alla sperimentazione sull'uomo è ben altra cosa, sopratutto in ragione del fatto che la poliomielite può essere appunto causata da più virus (poliovirus).
La ricerca proseguì e salendo di livello si decise di sperimentare sugli scimpanzè; sotto il profilo biologico più vicini all'uomo rispetto alle scimmie: vennero però impiegati virus disattivati.
Anche in tale circostanza i risultati furono incoraggianti tanto che nel 1952 si decise per il primo test sull'uomo.
Venne inoculato sia il vaccino inattivo che quello attenuato su qualche decina di soggetti e gli esiti furono davvero soddisfacenti: infatti anche il primo tipo non aveva scatenato la malattia.
Come sappiamo però coi numeri e le statistiche bisogna fare sempre i conti e l'idea d'una campagna di vaccinazione di massa sulla scorta di tali risultati, per quanto felici, avrebbe lasciato gli immunizzati alla mercé d'altri agenti infettanti: ricordiamo ancora che il vaccino interessava solo un poliovirus, nessuna protezione verso gli altri.
Un altro punto debole di questo vaccino consisteva nell'avere un effetto limitato nel tempo.
Poliomielite: il dilemma, Salk o Sabin ?
Diversi cercavano una soluzione, ormai era solo questione di mesi e l'anno successivo (nel 1953), sempre negli USA, arrivò l'annuncio di Salk (già noto per le ricerche di un vaccino antinfluenzale): lui era pronto con vaccino a virus inattivo cioè, ricordiamo, incapace di replicarsi e d'aggredire.
Esisteva la consapevolezza, sulla scorta degli studi condotti, che l'efficacia di questo tipo di vaccino era inferiore rispetto a quello con virus attenuato ma Salk, in via precauzionale, al fine d'evitare ed escludere il rischio del neurotropismo, per compensarne la "volatilità", propose un metodo in grado di stimolare comunque nel tempo il sistema immunitario: il così detto "richiamo", ovvero la somministrazione del medesimo vaccino ripetuta più volte (tre in quel caso) nel tempo, distanziate l'una dall'altra da periodi predefiniti.
Lo stato dell'arte portò a compiere il passaggio successivo: la vaccinazione di massa.
Nello stesso anno (nel 1953), sempre negli Stati Uniti, venne pianificata una campagna d'immunizzazione importante che coinvolse centinaia di migliaia di bambini.
Gli esiti furono soddisfacenti e le osservazioni successive consentirono di constatare, rispetto al periodo pre-vaccinazione, una riduzione della manifestazione della malattia intorno all'ottanta per cento, ma gli obiettivi rimanevano ben altri.
L'evento fu però accompagnato da un dramma quando un numero finito di soggetti si ammalò davvero di poliomelite: si scoprì che una partita del vaccino prodotto venne rilasciato per errore con l'agente virulento: una disgrazia.
Alcuni bambini rimasero paralizzati, altri morirono; il contro-ordine non tardò ad arrivare così che nel 1955 quella campagna di vaccinazione venne sospesa.
Ma la via era tracciata: al netto di quel madornale errore il vaccino in quanto tale aveva fornito risposte positive.
Nello stesso periodo, in alternativa e diversamente rispetto a Salk, Sabin, altro studioso in batteriologia, da tempo concentrava i propri sforzi nella creazione d'un vaccino attenuato, convinto che quello sarebbe stato più efficace, più potente, in grado di sollecitare un'importante risposta immunitaria escludendo al tempo stesso il rischio del neurotropismo: non era una cosa da poco garantirlo.
Come già scritto gli ostacoli erano diversi: uno dei problemi nello studio dei virus derivava dalla difficoltà della "coltivazione", oltre alla necessità di dover operare una scelta per individuare il virus "giusto" tra i tanti.
Sabin cercava pervicacemente quello con le caratteristiche adatte allo scopo e confidava nelle mutazioni spontanee per ottenerlo, era questione di tempo.
Quando finalmente trovò quello che faceva al caso, anche lui sperimentò sugli scimpanzé.
I risultati positivi lo portarono dinanzi all'ultimo ostacolo: il passaggio del test sull'essere umano.
Ma non si disperò più di tanto: trovò tre persone, una delle quali era lui stesso.
In verità erano soggetti già immuni, ma la prova aveva le sue incognite, principalmente per due motivi: era appunto necessario verificare le reazioni sull'uomo e, in prospettiva, considerare che lo si sarebbe dovuto somministrare su ampia scala, anche a chi aveva già ricevuto il Salk.
Così andò e nel 1958 i test su numeri importanti di bambini, previa determinazione da parte della OMS, vennero condotti in Messico, a Singapore e in Unione Sovietica.
I risultati furono entusiasmanti e il fatto che a qual punto era possibile scegliere tra due vaccini, diede corpo alla diatriba per l'adozione del Salk piuttosto che il Sabin (inattivo o attivo).
Ma i fatti sono i fatti e furono questi a pesare sulle decisioni: benché prima delle vaccinazioni i casi di poliomielite si attestavano oltre i 10.000 all'anno, mentre nel 1960 a seguito della somministrazione del Salk erano scesi fino a 2.500, risultavano ancora troppi, gli obiettivi erano altri.
In Italia il Salk venne somministrato a partire dal 1958 mentre dal 1964 si passò al Sabin e nel 1966 la vaccinazione (l'antipolio) divenne obbligatoria: il Sabin si rivelò l'arma letale contro la poliomielite.
Purtroppo, nel periodo che intercorse tra la sua adozione e la scelta iniziale a favore del Salk, la poliomielite in Italia fece ancora migliaia di vittime, tra paralisi e decessi.
Cosa che non si verificò più dopo che i bambini vennero vaccinati col Sabin ... vi ricordate dello zuccherino ?
Una delle particolarità del Sabin consta nella capacità d'inertizzare il virus stesso che incontra, quindi ne impedisce la successiva proliferazione concorrendo potenzialmente alla sua eradicazione: l'anticorpo non circola col siero del sangue ma rimane presente sulle pareti dell'intestino garantendo a quel livello una formidabile barriera: il virus non fa in tempo ad andare oltre e quando viene "espulso" non può più aggredire.
L'eradicazione del virus della poliomielite in pratica però non c'è stata, e questo perché in diversi paesi, per più motivi, la vaccinazione è venuta meno.
Allora è sufficiente, e possibile, che soggetti "positivi", tali semplicemente e facilmente perché magari provenienti da quei paesi, entrando in contatto con chi non è protetto inneschino una contaminazione dove invece l'infezione non era più presente.
Questa banale riflessione vale naturalmente per qualunque infezione di natura virale.
L'effetto gregge o immunità di gregge
Di cosa ha bisogno un virus, a differenza d'un batterio, d'un lombrico o un elefante, lo abbiamo scritto.
Sappiamo che può vivere al di fuori d'un ospite ma si tratta d'una condizione precaria perché se non trova un "ambiente" da infettare, da lì a poco, letteralmente, muore, cioè non esiste più.
Tanto complicata è la sua ricerca, il suo studio, tanto è nota la soluzione per decretarne la fine.
Una volta abbandonata l'ultima vittima infettata, se non ne trova più una vulnerabile, il virus è destinato a morte certa, quindi all'estinzione: in tale circostanza si parla appunto di eradicazione.
E' quello ch'è successo col vaiolo, l'ultimo caso pare risalga al 1977.
Com'è dunque possibile fissare i presupposti affinché ciò accada ?
Semplice, il numero delle persone vaccinate deve essere il più alto possibile, condizione che riduce le probabilità che un'infezione si trasformi in una epidemia anzi, tende ad azzerare le probabilità che qualcun altro possa essere infettato: si tratta del così detto effetto gregge o immunità di gregge.
Chi è vaccinato protegge sé stesso ma contribuisce, indirettamente, alla protezione degli altri, riducendo drasticamente le occasioni che il virus potrebbe cogliere per passare da una persona a un'altra: è come se saltando da un soggetto per infettarne un altro, non trovandolo, precipitasse nel vuoto schiantandosi.
Il principio credo sia semplice e chiaro, poi si discute sul valore della percentuale della popolazione che dovrebbe risultare vaccinata, ma che sia il 90% piuttosto che il 95%, il concetto è quello.
Vaccinazione obbligatoria o facoltativa ? Ma anche niente ...
Succede che nella compulsiva e perpetua ricerca del consenso partitico, cause e conseguenze s'inseguano sino a confondersi senza portare reali benefici alla collettività.
Purtroppo, a mio parere, è accaduto anche nel tentativo di disciplinare l'obbligo alla vaccinazione.
In questi giorni si è discusso in Parlamento per l'approvazione del provvedimento (proprio questa notte verrebbe chiesta la fiducia al decreto) che legifera nel merito ma ci si è arrivati con approssimazione, annunciando provvedimenti sanzionatori quasi avessero più il proposito dell'effetto mediatico che il proposito di giungere ad una soluzione coerente e di buon senso.
Alle contestazioni di chi è contrario all'obbligo e alle contumelie di chi ritiene addirittura dannosa la pratica stessa della vaccinazione, si sono sovrapposti i proclami punitivi quasi fossero anatemi, poi il tutto si è in parte ridimensionato.
L'errore, tale a mio avviso, è stato compiuto nel metodo, ri-scrivo, conseguenza anche dell'apnea in una campagna elettorale senza soluzione di continuità.
Un clima che forse non ha contribuito a far chiarezza sulla questione, il messaggio giunge in parte carico d'ambiguità col rischio di minare la credibilità stessa della pratica della vaccinazione.
Ma di fatto, ora, un nuovo obbligo verrebbe affermato.
Si confida che quanto sancito, malgrado tutto, porti al raggiungimento e alla conservazione delle soglie d'immunizzazione in prossimità delle quali verrebbe garantito l'effetto gregge (come sopra accennato).
I vaccini funzionano, sono una soluzione, a mio parere tale merito non sarebbe da mettere in dubbio poi, chi non vuole dar credito all'evidenza scientifica e continuare nell'illusione d'essere vittima di chissà quale sordida macchinazione globale lo può fare ma suggerirei, se non altro, di provare a documentarsi seriamente, guardando alla storia e ai fatti con obiettività, senza limitarsi alle fonti(?) dove si legge quanto uno vorrebbe trovare per rinforzare lo scredito verso una pratica sanitaria che invece tutela la salute.
Liberi di scegliere
C'è chi sostiene che la vaccinazione dovrebbe essere facoltativa, in nome della libertà di scelta che al singolo individuo si intenderebbe concedere: opinione rispettabile ma non mi convince.
Non vorrei però essere frainteso, la considero una legittima posizione, ma deve, dovrebbe, fare i conti con la realtà.
Avanzo allora dei dubbi, anch'essi presumo legittimi.
Qual è il limite della libertà di scelta dal momento in cui si vive insieme agli altri ?
Perché non rivendicare questa libertà anche verso altri obblighi ?
"Prendo" quello che mi fa comodo e rifiuto ciò che non mi sta bene ?
Non è coercizione, ad esempio, anche lo obbligo scolastico ?
E' possibile che a volte l'argomento della libertà di scelta diventi l'alibi per non ammettere una diffidenza rispetto alla somministrazione del vaccino ?
Altre domande si potrebbero aggiungere ...
Forse, paradossalmente, si palesa una forzatura non nell'obbligo alla vaccinazione, ma nella posizione di chi pur ritenendola importante per la salute è pronto a relegarla ad una scelta in nome del libero arbitrio.
Sorge il dubbio che la questione della vaccinazione rappresenti un pretesto, un'occasione in più, per rivendicare un principio di libertà.
Così dovesse essere, dispiacerebbe, c'è in gioco la salute delle persone e questo lo si può affermare senza cadere nell'equivoco del ricatto morale.
La sensazione è che più le motivazioni addotte vengono approfondite, più perdono consistenza, allora quel che si può fare è cercare di capire.
Lungi dal voler forzare un'interpretazione, ma alcuni argomentano sostenendo che l'obbligo è sbagliato e ci si dovrebbe vaccinare perché sarebbe nel proprio interesse e questo sarebbe sufficiente a convincere la gente alla vaccinazione garantendo inoltre il raggiungimento della vituperata soglia dell'effetto gregge.
Pia illusione pensando che basti ciò, ma nell'intimo credo lo sappiano anche coloro che lo affermano.
Immagino non occorra articolare complicati ragionamenti, non sarei nemmeno in grado, è sufficiente forse far mente locale su come vanno le cose nella quotidianità per valutarla come falsa prospettiva.
Con la libera scelta, malattie come la poliomelite non possono diventare un triste ricordo.
Si potrebbe poi aprire il discorso al campo dell'obbligatorietà selettiva, riguardo quei soggetti che per l'attività svolta, se non vaccinati, una volta infettati, diffonderebbero con estrema efficacia il virus; basti pensare, ad esempio, al personale d'una mensa: l'epidemia non sarebbe un'ipotesi incerta, l'epidemia verrebbe garantita.
Insomma, nel rispetto delle opinioni altrui, sono convinto, per quanto abbia cercato di comprendere, che certe speculazioni (passatemi il termine), ce le possiamo permettere perché tutto considerato sotto il profilo sanitario non siamo messi male.
Come per tante altre cose abbiamo la memoria corta, azzeriamo la storia, ci scordiamo di quella che era la situazione anche solo cinquant'anni fa, da noi in Italia, ma un po' in tutto l'occidente.
A mio avviso vale il tempo di pensarci su un momentino.
Siamo in(su) Internet ...
Ne ho fatto cenno all'inizio, è innegabile che nella diatriba, a favore o contro, Internet ha avuto e ha un ruolo significativo.
Le verità assolute credo non esistano, ma chi alimenta dubbi sull'utilità dei vaccini se non addirittura li giudica causa di funeste conseguenze per la salute delle persone, fa della disinformazione se non è in grado di produrre evidenze(vere) di studi scientifici(veri) a sostegno delle proprie tesi.
Alcuni hanno scoperto solo di recente la possibilità di "navigare" in rete, altri non vi avevano mai dato peso, ma da quando magari ci si è resi conto del mare magnum è come se fossero state scoperte altre "verità", sino a quel momento ritenute sottaciute, nelle quali riporre la propria fiducia ritenendole credibili foss'anche solo per il fatto di pensare che le stesse siano state intenzionalmente celate.
C'è anche la buona fede nel ritenere attendibile il verbo di chi semina scredito sull'azione dei vaccini, forse non c'è da parte di chi lo alimenta per posizione presa.
Mago Merlino, vinto il combattimento contro Maga Magò, avendola infettata e annullata per essersi trasformato in un virus, trae la migliore soddisfazione quanto Semola capisce che "il sapere e la saggezza sono la vera forza" ...
Ma in conclusione, perché si chiama "vaccino" ?
Concludo con un piccolo indovinello: perché si chiama "vaccino" ?
Fatta la domanda, non fornisco la risposta, se incuriositi lascio che la si cerchi, basta un dizionario.
Anticipo solo che l'etimologia lega la parola all'esperienza dell'immunizzazione dal vaiolo, altro virus che è stato messo in un angolo e pare debellato dalla faccia della Terra grazie al vaccino e non a qualche imponderabile fenomeno privo di spiegazione e dimostrazione scientifica.
Mi permetto quindi di suggerire un minimo d'indagine nel caso gli eventuali ricordi, scolastici e non, dovessero ormai risultare troppo labili.
Dovessi aver riportato inesattezze o, peggio, strafalcioni, chiedo solo un po' d'indulgenza per manifesta involontaria ignoranza: le eventuali richieste di rettifiche sarebbero più che gradite, nell'interesse di tutti.
Grazie.
WALTERmwp
nota: img1 e img2 sono due fotogrammi tratti da spezzoni proposti su YouTube.com relativi al film di Walt Disney "La spada nella roccia".