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pubblicato 10 anni fa, 80.843 visualizzazioni

Di recente, preso nel tentativo di riparare un “"dispositivo lampeggiatore", ho avuto necessità di verificare la bontà di un Tiristore. Non avendo altre soluzioni, ma solo il mio fido multimetro analogico della ICE 680G, settando quest’ultimo in portata x ohm, ho verificato il tiristore con una semplice misura delle giunzioni, pensando poi di tirare giù, in un secondo tempo, due righe sulla procedura utilizzata, ed altrettanto sulla teoria dei tiristori più noti, ma senza entrare nella specifico degli stessi semplicemente perché non potrei .. :)

struttura e simbolo dell' SCR ed il TRIAC :

sono sostanzialmente dei diodi multigiunzione controllati, che commutano dallo stato off allo stato on a seguito di una tensione di comando fornita ad un terzo elettrodo (gate). Noti quindi per la loro caratteristica di funzionamento come “interruttore”, lo scopo è quello di avere la possibilità di controllare in un circuito elettrico ed maniera statica, il circuito di potenza di un generico carico, caratteristica che li rende molto utilizzati in applicazioni industriali sostituendo il classico relè elettromeccanico, in quanto offrono tempi di commutazione estremamente elevati, nonché in circuiti di commutazione .

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pubblicato 10 anni fa, 15.188 visualizzazioni

Questa volta "la cavia" .. :) .. è un segnalatore lampeggiante di movimento di un cancello automatico ovviamente guasto, o meglio, che riesce a produrre una lunga moria di lampadine da 15 W ad incandescenza attacco E14 che sembrano proprio “ bruciate” dal colore nero che presentano (foto) al loro interno.

Vien da sé che acquistarne uno nuovo è la soluzione più rapida, semplice e conveniente, ma come al solito la tentazione di provare a riparalo è grande .. :)

Il lampeggiatore, funzionante alla tensione di rete (sono disponibili anche in tensione di 24 V ca) con lampade ad incandescenza, presenta il difetto di non lampeggiare ma di mantenere sempre accesa la lampada durante l’eventuale movimentazione di una o entrambe le ante del cancello (di una ben nota marca), e questo per un breve periodo di tempo (alcuni giorni ) per poi bruciare la lampadina che viene puntualmente sostituita con equivalente.

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pubblicato 10 anni fa, 1.632 visualizzazioni

Come immagino abbiate capito dal titolo, sto per raccontarvi di un piccolo elettrodomestico, uno di quelli che oggi, quando si guastano, la soluzione conveniente è di acquistarne uno nuovo con pochi euro, sicuramente più performante del precedente con più accessori e più leggero. Sì insomma, in genere tentare la riparazione può non esser conveniente!

In questo caso però non si tratta di un comune piccolo elettrodomestico dei nostri giorni, ma si tratta di un piccolo elettrodomestico che a mio avviso ha fatto epoca : Rollmix il macinacaffè elettrico della Bialetti, un piccolo elettrodomestico diffusissimo in quegli anni (dal 1960 se non ricordo male).

Il macinacaffè in questione non è di mia proprietà, bensì di un’anziana signora che, dopo averlo dato in prestito ad una sua conoscente, passato qualche tempo le viene restituito con una triste frase di accompagnamento: “..deve essersi bruciato, non funziona più.”

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pubblicato 10 anni fa, 633 visualizzazioni

E' il racconto di un recente episodio, di quelli che mi lasciano senza parole...

Qualche pomeriggio fa, dopo il quarto giorno del turno di notte e dopo essermi svegliato dal riposino, avevo già ben presente che mi aspettava, di lì a poche ore l’ultimo turno per completare la settimana e poi raggiungere la meta ferie, quando una dolce vocina mi dice...... c'è ***** in difficoltà con l'impianto elettrico di casa, puoi andare a vedere ?.

Vi lascio immaginare subito al mio risveglio come fossi felice a quella richiesta; per un istante ho pensato di essermi addormentato sul lavoro... :D per poi rendermi conto che si trattava della classica richiesta di un amico, o di un vicino che in difficoltà con “qualcosa di elettrico”, si ricorda dell’amico e/o vicino elettriciaio .. :D...

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pubblicato 10 anni fa, 78.272 visualizzazioni

Questa esposizione vuole illustrare la semplice (e ben nota agli esperti) procedura di verifica di un diodo attraverso l'utilizzo del multimetro.

Il diodo è costituito da una giunzione a semiconduttore di tipo P-N a cui fanno capo due terminali fra i quali il diodo lascia passare facilmente un’intensità di corrente in un verso mentre nel verso opposto ne impedisce il passaggio (diodo ideale). Perché ci sia passaggio di intensità di corrente il potenziale del terminale di anodo (A- zona di tipo P) dovrà essere positivo rispetto al terminale di catodo (K -zona di tipo N); in questo caso si potrà parlare di polarizzazione diretta del diodo. Nella condizione inversa invece, ovvero con il terminale di anodo negativo rispetto al terminale di catodo il diodo sarà percorso da una piccolissima intensità di corrente; in questo caso si potrà parlare di polarizzazione inversa del diodo.

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pubblicato 11 anni fa, 751 visualizzazioni

In questa presentazione cercherò di dare un seguito (o meglio,ci provo…) a ciò che Attilio ha iniziato con il suo articolo "recensioni dal mondo delle installazioni elettriche".

L'idea è quella di presentare (per chi non ha avuto modo di conoscerlo) uno strumento che, la semplicità di funzionamento, le ridotte dimensioni, la lunga autonomia e cosa ancor più importante, l'elevato grado di sicurezza, rendono praticissimo ed utile per chi opera su impianti e macchine elettriche. Esso offre la possibilità di eseguire una prima e rapida verifica sulla presenza di tensione in un circuito e/o dispositivo nelle massime condizione di sicurezza ovvero “senza contatto”.

Si presenta come una grande penna con tatto di clip per un sicuro fissaggio al taschino, ed all'estremità della punta presenta un’area bianca che rappresenta l’elemento rivelatore e di indicazione. Questa struttura lo rende comodamente portatile in un taschino della giacca, quindi sempre disponibile, cosa non di poco conto. Una volta acceso con il pulsantino verde, un lungo beep ne confermerà il regolare funzionamento; il Volt Alert emetterà, ad intervalli di tempo brevi e regolari, un beep accompagnato da un flash rosso, ad indicare che lo strumento è attivo, quindi pronto all’uso. Quando lo si porta in prossimità di una parte di circuito in tensione, (ad esempio un conduttore o l’alveolo di una presa di rete bipasso) avvicinandone l’estremità, se è presente tensione nel circuito in esame, la sua estremità si illuminerà di rosso, ed emetterà un lungo e potente fischio ad indicare che in quel punto è presente tensione. Viceversa, se la tensione non è presente, l’estremità rimarrà in condizioni di st-by emettendo flash rossi regolarmente intervallati.

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pubblicato 11 anni fa, 3.332 visualizzazioni

In un recente thread, attraverso un filmato si è voluto mostrare l'importanza dei DPI durante un lavoro elettrico. Un'immagine e ancora meglio un filmato chiariscono più di molte parole, e si è visto come sia importante ed efficace per la sicurezza di chi opera in campo elettrico in presenza di tensione, utilizzare, come richiesto dalle normative, gli adeguati ed idonei DPI per garantirsi in sicurezza la propria salute.

Nella mia esperienza di lavoro l’aspetto sicurezza è stato ed è abbastanza considerato sia dal punto di vista formativo che informativo, e dove è necessario che lo sia, ci sono delle adeguate procedure che indicano passo-passo le linee guida da seguire per operare in sicurezza.

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pubblicato 11 anni fa, 25.120 visualizzazioni

Ecco una raccolta di informazioni utili (spero) di un altro componente passivo :l’induttore, componente che trova applicazione in diversi circuiti elettronici come ad esempio nei filtri di rete negli alimentatori switching come impedenze di filtro ( choke), nelle reti di filtro in RF,o nei crossover di BF etc.

L’induttore in genere si presenta sottoforma di bobina avvolta in aria od attorno ad un nucleo ferromagnetico ed è caratterizzato dal valore della sua induttanza simboleggiata con la lettera L e la sua unità di misura è l’henry, questa rappresenta la proprietà fisica di autoinduzione di questo componente, quando è percorso da una variazione di intensità di corrente.

La sua semplice realizzazione costruttiva rende all’induttore una certa robustezza elettrica e meccanica al punto da individuare un suo possibile guasto in genere causato dal cedimento di qualche altro componente che ne ha determinato il surriscaldamento.

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pubblicato 12 anni fa, 497 visualizzazioni

L’innesco di una scarica elettrica in un gas rarefatto avviene con valori di tensioni minori, e si manifesta nell’istante della conduzione con aspetti differenti in funzione del grado di rarefazione del gas. Il fenomeno sperimentalmente si può osservare attraverso un tubo di vetro a tenuta perfetta e con due elettrodi alle sue estremità. Un’estremità anodo (A) ed un’estremità catodo (C), in un punto centrale del tubo è ricavata un’apertura per l’applicazione di una pompa di aspirazione. La scarica elettrica che si ottiene fra gli elettrodi si ha per tensioni sempre minori procedendo con la rarefazione del gas fino ad un minimo valore di tensione che corrisponde ad una pressione del gas di pochi decimi di millimetri di mercurio. In queste condizioni, con tensioni di poche centinaia di volt si ottiene una scarica ad una lunghezza di oltre un metro. Se si aumenta il grado di rarefazione del gas, la tensione necessaria per la scarica tenderà a crescere rapidamente; raggiunta la condizione di vuoto spinto, la tensione aumenta ancora al punto che la scarica non si realizzerà più fra gli elettrodi di anodo e catodo, ma avverrà attraverso la superficie esterna del tubo.

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pubblicato 12 anni fa, 323 visualizzazioni

Nelle normali condizioni un gas come l’aria secca si trova ad essere un buon isolante, in quanto il suo contenuto di ioni, piccolissimo, realizza un’altrettanto piccolissima intensità di corrente al punto da non essere apprezzabile. Questo sino a quando la stessa aria non diventa sede di un campo elettrico che tende a velocizzare il movimento degli ioni presenti nell’aria, che durante il loro percorso, urtando con le molecole neutre, le scindono in ulteriori ioni positivi e negativi, determinando così il fenomeno di “ionizzazione per urto”. Il fenomeno si manifesta inizialmente con l’effetto corona intorno alla superficie delle armature, e la distanza esplosiva aumenta in conseguenza, in misura più crescente della tensione. A parità di tensione la distanza esplosiva è tanto maggiore quanto più disuniforme il campo e quanto più piccole sono le dimensioni degli elettrodi; le massime distanze si realizzano utilizzando due punte contrapposte.

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