E’ un disastro da non meno di 300 Milioni di euro. A tanto ammonterebbe la spesa che dovranno accollarsi le imprese italiane per adeguare le loro cabine di Media Tensione alla nuova norma emessa da Terna per evitare l’incombente disastro : l’Italia al buio.
Tutta colpa dell’incontrollato sviluppo della generazione distribuita, proliferata negli ultimi anni grazie ad incentivi molto generosi, ma senza alcuna pianificazione.
Ora ci troviamo con un numero enorme di impianti di produzione elettrica installati, soprattutto quelli dotati di convertitori statici come fotovoltaico ed eolico, ma concepiti senza alcun criterio che assicuri la sicurezza del Sistema Elettrico Nazionale.
Ecco che l’Autorità per l’Energia, per correre ai ripari, lo scorso 8 Marzo, ha emesso la Delibera 84/2012, “Interventi urgenti … per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale”, per dare subito attuazione all’Allegato A70 di Terna.
Mai nel settore dell'energia elettrica si è visto un simile disastro : ma adesso chi paga ?
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Ma non potevano prendersi in anticipo ?
Inutile raccontare tante fiabe : da almeno cinque anni era chiaro il trend di sviluppo che stavano prendendo le rinnovabili e la generazione distribuita in genere.
Già dal febbraio 2007 con la pubblicazione del “secondo conto energia” - lo strumento di incentivazione per gli impianti fotovoltaici - era chiaro che la generazione distribuita avrebbe assunto numeri importanti sia per potenza che per numero di impianti. A ciò si deve aggiungere la nascita dei certificati verdi e delle tariffe onnicomprensive, che hanno dato impulso a tutte le altre fonti rinnovabili, come giustamente doveva essere fatto.
Purtroppo in tutto questo scenario gli organi competenti si sono occupati solamente della componente economica (incentivi e tariffe) mentre la parte tecnica è stata completamente tralasciata.
In questo modo gli impianti di produzione si sono diffusi rapidamente ma con dotazioni impiantistiche ispirate da norme nate in tempi remoti, e soprattutto concepite limitatamente per salvaguardare la la vita deglioperatori dell’azienda distributrice di energia elettrica.
Nonostante la cultura tecnica ormai affermata e nonostante i problemi avvenuti all’estero, come nel Novembre 2006 in Germania, siamo arrivati al 2012 senza vedere nessun documento, nemmeno in bozza, per integrare tutti gli impianti di produzione elettrica con la rete nazionale.
Eppure bastava guardare le istruzioni di qualunque inverter per rendersi conto che all’estero si erano già attrezzati con funzioni che qui in Italia nessuno si è sognato di chiedere : soglie di frequenza più larghe, erogazione di energia reattiva, diminuzione della potenza prodotta a fronte di un aumento della frequenza di rete, ecc..
Qui ci siamo concentrati sugli strumenti atti a verificare i millisecondi con cui intervengono le protezioni di interfaccia, oppure - come si legge nella Norma CEI 0-21 - a fotografare il display dell’inverter mentre fa il suo autotest (funzione che nessun altro paese europeo chiede).
Non ci fidiamo nemmeno delle certificazioni di qualità che rilasciano i costruttori di inverter e relè di protezione.
In Europa ci guardano... e ridono a crepapelle.
La conta dei danni
Oggi la Generazione Distribuita (GD) ha assunto numeri enormi.
Basta leggere le premesse della Delibera 84/2012 per trovare i numeri relativi ai soli impianti composti da generatori statici : 14.000 impianti connessi sulla rete MT, per complessivi 9000 MW, e 320.000 sulla rete BT, per complessivi 3000 MW.
Secondo il rapporto 2011 del GSE i numeri sono ancora superiori : solo di fotovoltaico ci sono 15.000 impianti connessi in Media Tensione per complessivi 8360 MW.
Alla rete di Media Tensione sono inoltre connessi la stragrande maggioranza degli impianti composti da generatori rotanti: mini-idroelettrico, biogas da discarica, biogas da reflui agricoli, cogeneratori industriali e del terziario, turbine a vapore, ecc.
Non è quindi azzardato dire che nella rete in Media Tensione possano esserci circa 20.000 impianti di produzione elettrica tra fonti convenzionali e fonti rinnovabili, indipendentemente se costituiti dageneratori rotanti o statici, (anzi potrebbero essere anche 25.000).
A tutti questi impianti bisognerà mettere le mani per permetterne il funzionamento con soglie di frequenze più ampie, il che richiede di modificare la programmazione degli inverter o delle protezioni del generatore, sostituire o installare nuovi TV, sostituire o aggiornare il Relè con funzione di “Protezione di Interfaccia”, ecc.
Secondo i dati raccolti dell’AEEG con la Delibera n. 165/2012, il costo medio di questi adeguamenti è di circa 15.000€.
Per calcolare quanti soldi ci vorranno per adeguare tutti gli impianti di produzione esistenti allacciati alla rete di Media Tensione, basta moltiplicare questi due numeri : fanno 300 Milioni di Euro.
Ma adesso chi paga ?
Ma c’è il Bonus
L’Autorità per l’Energia, per agevolare i produttori esistenti allacciati in Media Tensione ed anche per "spronarli" ad adeguare i loro impianti prima possibile, visto il rischio di Black-out che correrà l’Italia per l’estate 2012 (!!), ha previsto un meccanismo di premi con due fasce : una da 5000€ ed una da 2000€.
Secondo le premesse alle sopra citate Delibere, alla maggior parte degli utenti basta sostituire il Relè di protezione (incentivo di 2000€), mentre solo ai fotovoltaici successivi la Guida CEI 82-25 sono necessari i TV.
Tutto ciò è assai strano : c'è qualcosa che non corrisponde al reale parco di impianti installati.
Ad esempio, la data di entrata in vigore della CEI 82-25, non c’entra nulla con tutti gli impianti di generazione composti da macchine rotanti.
Il problema ha origine dal fatto che tutti gli impianti antecedenti il 2009 sono stati realizzati con la norma ENEL DK5740, e non con la norma a CEI 0-16, e quindi hanno i TV conformi alla vecchia DK.
Se si adegua il Sistema di Protezione di Interfaccia, ad oggi tali TV non si possono più usare, perché altrimenti si verrebbe a creare uno SPI ibrido : relè nuovo CEI 0-16 e TV vecchi DK5740.
La Delibera poteva accettare questo compromesso, ad esempio per un periodo transitorio di 3-5 anni, ma non è stato preso in considerazione.
Quindi i produttori ante CEI 0-16, indipendentemente dal tipo di fonte di energia, fotovoltaico o cogenerazione o altro, per adeguarsi devono buttare sia il Relè (che funziona benissimo) che i TV (che funzionano benissimo).
Dall’Europa ci guardano e ridono a crepapelle...
Missione impossibile
Mettendo da parte la questione che i soldi del Bonus sono sempre soldi che vengono dalle imprese e dai cittadini italiani, c’è da chiedersi quante imprese riusciranno ad accedervi.
Non sarà infatti possibile reperire sul mercato in pochi mesi, 20.000 Relè di protezione, 60.000 Trasformatori Voltmetrici Fase-Terra, e far aggiornare altri 5.000 relè esistenti.
Sono numeri che richiederanno, con un po’ di buon senso, presumibilmente 18-24 mesi.
Non per niente nell’Allegato A70, al punto 8.1.1, Terna suggerisce delle soglie provvisorie, che ogni produttore può, con un brevissimo lavoro di settaggio, caricare nella propria protezione di interfaccia con oneri minimali.
Tale suggerimento invece non è stato recepito e si è preferita la strada impervia della richiesta di sostituzione delle Protezioni di Interfaccia in Media Tensione di tutta Italia… nell’arco di pochissimi mesi !
Tra l'altro alla scadenza del primo scaglione del Bonus corrisponde anche la scadenza del 1o Semestre 2012 delle tariffe incentivanti del Fotovoltaico, data che si conosceva benissimo.
Risultato : produttori di componenti subissati di migliaia di telefonate al giorno, e problema tutt’altro che risolto a causa dell’irreperibilità dei componenti.
Tempo, delibere e sforzi sprecati.
Mai visto nel settore elettrico un caos simile : ma adesso come usciamo da questo delirio ?
Materiale a magazzino
La Delibera 84, oltre agli obblighi di adeguamento per gli impianti esistenti, ha imposto improvvisamente la messa a regime dell’Allegato A70 (e della Norma CEI 0-21) anche per tutti gli impianti in fase di installazione, ma senza rispettare le consuete tempistiche che consentono la commercializzazione dei prodotti esistenti per i successivi mesi (ad esempio 18 mesi), tempistiche contenute solitamente in tutte le nuove Direttive Europee, per dare tempo all'esaurimento dei prodotti a magazzino e di modificare le catene produttive.
Ora più di qualcuno si troverà in casa dei prodotti nuovi, ma che dopo il 30 giugno 2012 non sono più accettati dalla norma : materiale nuovo… da buttare via !
Qualche produttore inizierà a pensare ad un ricorso contro la Delibera 84 : proviamo ad immaginare cosa potrebbe succedere se tale delibera venisse annullata dal TAR.
Dall'europa ci guardano e non sanno se ridere o piangere....
Ma gli installatori dove sono ?
Un altro elemento che sorprende leggendo la Delibera, è che i principali artefici degli adeguamenti sembrano essere i costruttori degli inverter.
Se i redattori della Delibera avessero avuto un po’ di senso pratico, se girassero nei cantieri, saprebbero che invece non è così : la configurazione degli inverter o dei relè di protezione dei generatori è in capo agli installatori.
Esigere una “Dichiarazione Sostitutiva dell’Atto di Notorietà” all’Amministratore Delegato di una società tedesca o finlandese non ha nessun senso, visto che l’impostazione delle soglie di frequenza di un qualunque dispositivo, sia esso un inverter sia un Relè, è in capo all’installatore.
Idem per le macchine rotanti: i settaggi sono in mano al manutentore.
Basta inoltre consultare le caratteristiche tecniche di qualunque inverter, liberamente scaricabili da internet, per rendersi conto che gli inverter hanno già disponibilità delle soglie allargate.
Non serve nessuna dichiarazione sostitutiva : negli altri paesi europei si usano già soglie di frequenza molto più larghe delle nostre.
Tutta carta creata per nulla e figuraccia di fronte ai costruttori mondiali di inverter.
Era proprio inevitabile ?
Qualche attenuante ?
Tutti questi impianti di generazione distribuita non sono arrivati in pochi giorni, ma nell’arco di un quinquennio; c’era quindi tutto il tempo – e tutta la cultura tecnica - per scrivere buona parte di una norma come l’Allegato A70 con debito anticipo.
Certo negli anni abbiamo anche visto il creare e disfare di vari soggetti dedicati alla rete elettrica : il GRTN, il GSE, e Terna stessa, la cessione della rete AT di ENEL Distribuzione, ed altre attività societarie che non hanno portato chiarezza al settore.
A questo si aggiunga che il governo italiano accanto agli incentivi di natura economica non ha concepito un piano energetico nazionale, ed ha cambiato il conto energia del fotovoltaico già quattro volte.
Pur tuttavia, nonostante la presenza di internet, non si è visto circolare nessun tipo di documento, nemmeno in bozza, relativamente problema di gestione della frequenza della rete nazionale oberata di Generazione Distribuita.
Addirittura Terna, nella lettera del 22 febbraio 2012 con la quale chiede all’Autorità l’approvazione dell’Allegato A70, ammette candidamente che “le tempistiche necessarie alla interlocuzione e coinvolgimento dei soggetti interessati hanno comportato la connessione di ulteriori significativi quantitativi di impianti non adeguati” !!!
C’è da chiederci come mai sono state necessarie tempistiche di “interlocuzione” quando l’allegato A70 poteva essere stato preparato in bozza già nel 2007, e perfezionato nel 2010.
Infine, c’è da chiedersi come mai l’Autorità per l’Energia non abbia messo in preallarme tutte le categorie interessate già dall’estate 2011, alla luce della lettera inviata alla Commissione Europea con una segnalazione sui rischi dovuti all’eccessivo numero di impianti fotovoltaici connessi alla rete, da parte dell’ ENTSO-E, l’autorità europea di coordinamento degli operatori delle reti elettriche nazionali.
Alla fine paga Pantalone
Il problema della regolazione della rete nazionale a causa di un’eccessiva presenza di generazione non regolante, prima della delibera 84, è stata tenuta nell’assoluta “segretezza”, un comportamento tutt’altro che comprensibile e tutt’altro che costruttivo.
E' totalmente mancato un tavolo di concertazione tra AEEG, Terna, ENEL Distribuzione, costruttori, installatori e progettisti (ordini professionali), che avrebbe costituito un metodo efficace per scrivere una delibera realmente "applicabile".
Gli imprenditori italiani, infatti, da esperienza personale, sono pronti a condividere le necessità del paese, ed hanno la maturità per capire quando una spesa è necessaria per il bene di tutti.
Ora invece tutto il settore si trova nel caos più totale, e soprattutto senza elementi certi per valutare se il numero di impianti adeguati all'Allegato A70 sarà sufficiente per mettere in sicurezza il Sitema Elettrico Nazionale.
Il problema era risaputo da tempo, ma chi di dovere ha rimandato o ha taciuto o ha fatto finta di niente, ed ora tante imprese dovranno sborsare fior di quattrini per adeguare i propri impianti, con interventi che potevano benissimo essere già compresi all’atto dell’installazione.
E oltre al danno si aggiunge la solita beffa : non è colpa di nessuno.