Nota: avevo iniziato a scrivere questo post molto prima della risposta di
DarwinNE...
fantature, premetto che sono di parte, avendo finito il dottorato quasi una decina di anni fa. L'ho fatto in un periodo storico in cui pensare di fare ricerca nel mio settore (convertitori, macchine e azionamenti elettrici) di un certo livello, in Italia, era abbastanza improbabile, mentre adesso le cose sono un po' cambiate in meglio (anche se non so quanto durerà).
A suo tempo avevo già iniziato a lavorare, ma non ero contento del lavoro che facevo. Iniziare il dottorato è stata una scelta difficile, perché passare dalla condizione di dipendente a quella di "studente" è pesante economicamente e lo era (forse lo è ancora) anche socialmente (per lo meno nel mio Nord-Est).
Per me il dottorato è stato un'occasione per imparare molte cose, ma soprattutto per avere a che fare con cose sulle quali difficilmente avrei lavorato, altrimenti. Una cosa importante che penso di avere acquisito è un approccio meno "sbrigativo" ed un po' più analitico, che poi mi è stato molto utile anche nella (relativamente breve) esperienza industriale che ho avuto.
Ti faccio alcune domande,
vedi tu se rispondermi o solo rispondere a te stesso...
Quanti anni hai? Sei in corso?
Il gruppo con il quale stai ipotizzando di fare il dottorato (tra il dire e il fare c'è di mezzo una domanda, un concorso, ...) ha collaborazioni "forti/serie" con l'industria? In Italia o solo all'estero?
Nel gruppo, che aria tira? Ci sono altri dottorandi o assegnisti? Hai parlato con qualcuno di loro? Chi fa la tesi lì, cosa ne dice?
Il tuo eventuale supervisore che persona è? Pensi di poterci andare d'accordo? Lo vedi come uno da cui potresti imparare il "mestiere" della ricerca? E' un tecnico o un "politico/manager"?
Sei sicuro di dover/voler rimanere in Italia?
In ogni caso, anche io concordo con
Goofy: se puoi (quindi, se ci sono le condizioni, anche tenendo conto delle osservazioni di
DarwinNE), fai quello che ti appassiona.
Il mercato del lavoro è molto variabile, quello che oggi non è richiesto, domani non si sa. Inoltre, in 3 anni puoi acquisire competenze e conoscenze (nel senso di "contatti") con persone, aziende e realtà che non conoscevi, e che magari un domani ti daranno lavoro. E poi, in 3 anni potresti cambiare idea su tante cose!
Se lavorerai sotto una buona guida e specie se avrai occasione di collaborare con aziende, il dottorato sarà un'esperienza anche lavorativa (oltre che scientifica ed umana) di valore. Non posso garantire che le aziende italiane ne terranno conto come si dovrebbe, ma perché dovrebbero considerarlo tempo sprecato?
A me e a quelli che conosco, dal dottorato in poi non sono mancate le offerte di lavoro dall'industria, coerenti con quello su cui si era lavorato.
Certo, se ti interessa un domani lavorare nell'industria, è importante che la tua ricerca mantenga un contatto forte con la realtà, e che punti allo stato dell'arte e un po' più in là.