Sono entrato nella Siemens di Cassina de' Pecchi nel lontano 1991, come giovane neolaureato in telecomunicazioni.
Allora (e forse ancora adesso) entrare in una grande azienda come neolaureato era una grande opportunità.
Nei primi mesi continuai a lavorare sulla tesi sviluppando prototipi del filtro a dielettrici in guida circolare che avevamo analizzato (io e una cordata di laureandi) con il metodo allora nuovo del "mode matching", erano gli albori della simulazione 3d.
Da subito ovviamente si iniziava anche a progettare cose più vendibili, affiancati dai progettisti più esperti; ma per "colpa" della tesi in microonde mi ritrovai a fare il "trumbè", non so come si scrive ma in lombardo vuol dire idraulico e indicava i progettisti che maneggiavano strutture (soprattutto passive) in guida d'onda.
Erano anni entusiasmanti, si lavorava studiando, si leggevano riviste e articoli come la IEEE per fare vera ricerca&sviluppo.
L'azienda, per motivi di marketing e di immagine, spingeva anche perché venissero fatte pubblicazioni e brevetti.
Una pubblicazione rendeva all'autore una medaglia d'oro piccola, un brevetto una medaglia d'oro più grande. La conservo ancora insieme alla foto di rito con l'A.D. di allora.
Poi arrivarono i primi segnali di crisi, con l'ingresso di Italtel. Il "radiomobile" (i cellulari di oggi) portava lavoro ma anche la necessità di tagliare i costi, sia dei progetti sia del personale.
Persone che lavoravano da anni a Cassina furono spostati a Castelletto Ticino (dall'altro lato di Milano) e viceversa, per spingere alle dimissioni qualcuno.
Io, visto che ero giovane e anche meno "statico" di adesso, appena ho capito che era finito il periodo d'oro e che gli aumenti scarseggiavano mi feci coraggio, e tra molte critiche mi spostai nel 1996 nella mia attuale azienda, SIAE Microelettronica, una delle poche aziende italiane ancora in piedi nel settore.
Ci hanno messo quasi 30 anni ma tra cambi di proprietà, prepensionamenti, tagli e chiusure di reparti alla fine ci sono riusciti a chiuderla del tutto.
I colleghi giovani di allora che esitarono a spostarsi hanno passato qualche anno di ansia, molti sono venuti nella mia stessa azienda attuale.
Sono abitudinario, e da allora continuo a farmi tagliare i capelli dal barbiere adiacente alla Siemens.
Da qualche anno il cancello era chiuso, il presidio dei sindacati deserto, ma il mio vecchio posto in laboratorio ancora potevo immaginarlo dietro le veneziane quasi divelte e i vetri impolverati.
L'altro giorno invece dal barbiere sentendo parlare altri ex dipendenti ho capito che avevano finalmente liberato l'area.
Mi sono fatto coraggio e sono andato a guardare, da mesi non passavo davanti all'azienda.
Di una società gloriosa, nella quale hanno lavorato migliaia di persone con picchi di quasi 4000 dipendenti negli anni d'oro, non resta nient'altro che la torre dalla quale si facevano le prove di trasmissione a lunga distanza.
La foto fa schifo ma era buio, e comunque rende bene l'idea di un ricordo che sta sparendo anche dalla memoria dei residenti.
L'ennesimo supermercato, nemmeno di marca nota, riempie il vuoto.
Ma un paese che produce sempre meno che futuro ha?
GTE, Siemens, Italtel, Nokia e poi il nulla
Moderatori: MassimoB,
jordan20
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Maah.... chi sa quale futuro ci/vi aspetta.
Io al 3° anno in agosto avevo seguito uno stage sulle centrali telefoniche alla Siemens di piazzale Zavattari ? (se ben ricordo è quello vicino alla piscina comunale).
Poi 20 anni dopo ero tornato come sub/cofornitore alla allora Italtel per collaudare dei terminali HDLC V24/V25.....
Io al 3° anno in agosto avevo seguito uno stage sulle centrali telefoniche alla Siemens di piazzale Zavattari ? (se ben ricordo è quello vicino alla piscina comunale).
Poi 20 anni dopo ero tornato come sub/cofornitore alla allora Italtel per collaudare dei terminali HDLC V24/V25.....

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richiurci credo sia un dei post più belli che ho letto in questi ultimi tempi
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luxinterior
3.003 2 4 8 - Expert EY
- Messaggi: 1786
- Iscritto il: 6 gen 2016, 17:48
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Vari ricordi che emergono:
Esisteva il bollettino tecnico Siemens Italia ? con articoli pregevoli.
Poi esisteva quello Philips che illustrava le applicazioni dei propri componenti
E quello Hewlett Packard che spiegava il funzionamento dei propri progetti.
Da non dimenticare Electronic Design , un poco troppo pubblicitario, ma con gli artioli del
progettista analogico Pease Porridge o, non ho mai capito bene... era Pease porridge ossia minestra di Pease o di piselli ?
Era tutto gratis, o a spese del marketing delle aziende...
Esisteva il bollettino tecnico Siemens Italia ? con articoli pregevoli.
Poi esisteva quello Philips che illustrava le applicazioni dei propri componenti
E quello Hewlett Packard che spiegava il funzionamento dei propri progetti.
Da non dimenticare Electronic Design , un poco troppo pubblicitario, ma con gli artioli del
progettista analogico Pease Porridge o, non ho mai capito bene... era Pease porridge ossia minestra di Pease o di piselli ?
Era tutto gratis, o a spese del marketing delle aziende...
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Lux grazie, se fossi bravo come admin o altri ci scriverei un articolo.
Magari lo faccio, potrei andare a ripescare qualche mio prototipo "rubato" ai tempi e buttato in qualche angolo della cantina
Magari lo faccio, potrei andare a ripescare qualche mio prototipo "rubato" ai tempi e buttato in qualche angolo della cantina
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richiurci ha scritto:Erano anni entusiasmanti
Non posso che confermarlo, io sono entrato nel 1979, quando era ancora GTE. I laboratori di R&D erano all'avanguardia per quei tempi.Ti sentivi parte dello sviluppo dell'elettronica globale. L'unico neo, per un neodiplomato come me, la routine, la "carriera" già predestinata, i giorni per certi aspetti tutti uguali. Sono durato meno di 2 anni, mi hanno dato dello sconsiderato ma me ne sono andato. Sono tornato alcune volte in veste di fornitore, già si respirava aria di cambiamento, e non in meglio.
Poi l'epilogo, che tristezza
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Magari i sindacati si sono anche battuti per dare precedenza agli ormai ex dipendenti per un posto all'ipermercato...
È una lista triste Riccardo, che può solo allungarsi. Abbiamo visto e stiamo vedendo il decadimento progressivo di aziende che hanno fatto la storia dell'innovazione e della produzione italiana degli ultimi 60/70 anni.
Se entriamo nel merito dei "perché" rischiamo di decadere nella solita retorica.
È una lista triste Riccardo, che può solo allungarsi. Abbiamo visto e stiamo vedendo il decadimento progressivo di aziende che hanno fatto la storia dell'innovazione e della produzione italiana degli ultimi 60/70 anni.
Se entriamo nel merito dei "perché" rischiamo di decadere nella solita retorica.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Salvatore Quasimodo
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Salvatore Quasimodo
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mi è venuto in mente di provare una ricerca...
C'è ancora una associazione di ex, la home è piena purtroppo di saluti definitivi
https://www.ala-s.it/
Ma c'è anche l'addio alla fabbrica
https://www.ala-s.it/ultimo-saluto-alla ... i-cassina/
chiederò la password per accedere alle foto, chissà se riconosco qualcuno...
Su wiki poco o niente
https://it.wikipedia.org/wiki/Polo_dell ... %27_Pecchi
C'è ancora una associazione di ex, la home è piena purtroppo di saluti definitivi
https://www.ala-s.it/
Ma c'è anche l'addio alla fabbrica
https://www.ala-s.it/ultimo-saluto-alla ... i-cassina/
chiederò la password per accedere alle foto, chissà se riconosco qualcuno...
Su wiki poco o niente
https://it.wikipedia.org/wiki/Polo_dell ... %27_Pecchi
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E ancora dal prof.Riccardo Gallo già insegnante di Economia alla 'Università La Sapienza' e per molti anni alto dirigente nei ministeri economici.
Da "Torniamo a industriarci" - Riccardo Gallo p.28
"...Gli azionisti delle società industriali italiane si sono distribuiti nell'ultimo quarto di secolo complessivamente il 110% degli utili netti di esercizio, intaccando le riserve.
In altri termini, hanno saccheggiato le loro stesse imprese. Da un'analisi dell'andamento di questo processo, non sono emerse fasi temporali significativamente distinguibili.
Il saldo tra utili e dividendi è stato dunque negativo e ha eroso il flusso di cassa complessivo, che è stato pari a meno dei già esigui ammortamenti ordinari annui.
Passando al flusso uscente, gli investimenti tecnici al netto dei disinvestimenti sono stati, nel 1992-95, superiori agli ammortamenti ordinari, segno che era in corso quanto meno un rimpiazzo dei mezzi di produzione. Ma a partire dal 1996 sono stati inferiori ai già scarsi ammortamenti; il flusso uscente è stato pari al 90% del flusso entrante.
Tutto ciò dimostra che: non sono stati fatti disinvestimenti e investimenti come una riconversione ampia del lay-out e una de-verticalizzazione virtuosa e generale delle fabbriche italiane avrebbero comportato; a fine 1998 le imprese hanno imboccato un percorso di declino e deindustrializzazione progressiva;,,,"
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Ho preparato la tesi di laurea da stagista alla allora SIT Siemens a Piazzale Zavattari (MI), poi ho lavorato, sempre AusoSiemens, nei laboratori di Castelletto di Settimo Milanese. Possibile trasferimento alla Italtel di Carini (PA) vicino alla mia città natale, ma non ci tenevo e ho preso altra strada. Quando ci passo vedo ancora il parcheggio con qualche macchina, ma credo che abbiano chiuso l'attività.
La fine dell'elettronica è grave quanto la quasi fine dell'industria automobilistica, tessile e dei grandi lavori all'estero. Adesso prevedo qualcosa di peggio per l'Italia ma so che non tutti siamo d'accordo.
La fine dell'elettronica è grave quanto la quasi fine dell'industria automobilistica, tessile e dei grandi lavori all'estero. Adesso prevedo qualcosa di peggio per l'Italia ma so che non tutti siamo d'accordo.
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