Adesso vorrei riprendere un discorso appena accenato nel post
[9] da
PietroBaimaPietroBaima ha scritto:[...]
clavicordo ha scritto: Mi è sempre sembrato che il collegamento tra i due universi fosse il concetto di campo di forze, sconosciuto a Newton se non sbaglio, e introdotto quasi un secolo dopo di lui.
No, non c’entra.
Maxwell conosceva i campi di forze, ma
pensava che una forza si propagasse dal punto A al punto B istantaneamente, cosa che pensava anche Newton.
Io non sono d'accordo con questa affermazione assoluta sul pensiero di Maxwell.
Le equazioni di Maxwell non possono contemplare l'intero pensiero del fisico matematico e filosofo della natura.
Non devono essere lette come "il pensiero di Maxwell". Ci sono molte opere e scambi epistolari da considerare.
Le equazioni sono nate da un lungo processo di elaborazione di idee precedenti e nuove, concetti e preconcetti presenti nello stesso Maxwell.
Pensava in inglese (fisica: Newton, Stokes e Taylor fra gli altri) e scriveva in francese (matematica: Poisson, Cauchy e Fourier solo per citarne alcuni).
Era anche un filosofo vissuto in una epoca di grandi menti ma con tanta confusione.
Fu un meccanicista. Pensava e riconduceva le sue idee, almeno inizialmente, a modelli meccanici, ma riusci', in parte, a superare questo scoglio (se non erro, solo con Hertz siamo stati in grado di fare un grande balzo avanti in tal senso).
E soprattutto credeva nell'etere. Mori' credendo nell'etere. Le sue equazioni sono figlie dell'etere.
Lo spazio fisico, etere o non etere che dir si voglia, e' fondamentale. Il campo di forza di Maxwell e' dotato di una propria dinamica e azione energetica che non dipende solo dalle condizioni "geometriche', ma anche e soprattutto dalle proprieta' locali del mezzo intorno al punto in esame. L'azione e' attraverso il mezzo e mediante il mezzo. Questo aspetto e' chiaro nella sua
Dynamical Theory.
Anche nel suo trattato ci sono riferimenti ad una equivalenza fra l'azione a distanza e un'azione per contatto. E usava entrambi i concetti.
La sua teoria e' comunque una teoria del continuo: sorgenti, pozzi e vortici ne sono una prova. Dipendenza assoluta dal punto considerato nell'istante
attuale.
Attenzione. Lui, prima di morire, a nemmeno 50 anni, aveva dichiarato di voler stampare una seconda edizione migliorata del suo trattato. Chissà cosa avesse in mente...
Le sue equazioni rimangono a tutt'oggi valide, anche se molti aspetti fisici devono essere rivisti alla luce della fisica moderna. Il suo trattato e' un ottimo testo di consultazione, ma non di preparazione.
Questa premessa e' d'obbligo. Bisogna inquadrare il periodo storico e, soprattutto, l'uomo e la sua grande modestia e sensibilità d'animo.
Adesso ritorniamo alla questione principale.
Maxwell credeva nell'azione istantanea fra due punti?
La risposta si' secca e senza argomentazione e', secondo il mio modesto parere, sbagliata.
A prescindere dalla sua teoria, in lui c'era l'idea che l'azione di una forza ha bisogno di tempo per propagarsi e che l'azione istantanea non era l'unica lettura possibile.
Lui stesso ne parla in alcuni suoi scritti.
Riporto un breve estratto:
"According to a theory of electricity which is making great progress in Germany, two electrical particles act on one another directly at a distance, but with a force which, according to Weber, depends on their relative velocity, and according to a theory hinted at by Gauss, and developed by Riemann, Lorenz, and Neumann, acts not instantaneously, but after a time depending on the distance. The power with which this theory, in the hands of these eminent men, explains every kind of electrical phenomena must be studied in order to be appreciated. Another theory of electricity which I prefer denies action at a distance and attributes electric action to tensions and pressures in an all-pervading medium, these stresses being the same in kind with those familiar to engineers, and the medium being identical with that in which light is supposed to be propagated."
It is difficult to read Maxwell's address without being infuriated by his excessive modesty, which led him to refer to his epoch-making discovery of nine years earlier as only 'Another theory of electricity which I prefer.' How different is his style from that of Newton, who wrote at the beginning of the third book of his Principia, 'It remains that, from the same principles, I now demonstrate the frame of the System of the World.' Since Maxwell himself seemed so half-hearted, it is not surprising that he did not inspire the mathematicians to throw aside their fashionable covariants and quantics and study his equations.
David M. Bressoud,
Second Year Calculus: From Celestial Mechanics to Special Relativity, Springer, New York, 1991, pag. 362.
Le parole di Maxwell sono state prese da:
Address to the Mathematical and Physical Sections of the British Association. Liverpool, September 15, 1870.
British Association Report, Vol. XL
L'
all-pervading medium e' ovviamente l'etere.
Non sono uno storico anche se mi piace la storia e l'epistemologia della scienza. Sia ben chiaro
