progetto impianto elettrico
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Ieri sera con il mio titolare stavamo guardando un progetto impianto elettrico che dobbiamo eseguire sono 2 spazi di zona ufficio uno di 300mq ed uno di 140mq tutti e due con il proprio contatore di energia, il progetto é realizzato e timbrato da un architetto, la mia domanda é questa può un architetto timbrare il progetto elettrico? Ho cercato di capire sul dm37 ma non ci sono riuscito
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L'architetto se ha le competenze può progettare impianti. L'installatore ha il diritto di pretendere un progetto esecutivo. Se il progetto fornito non è esecutivo, non fornisce tutte le necessarie informazioni per la realizzazione dell'impianto dovete segnalarlo e pretenderlo. Ricordo che se ci sono errori progettuali, l'installatore diventa corresponsabile assieme al progettista, per quanto poteva rilevare e quindi non eseguire, in base alle competenze medie attese.
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Michele Lysander Guetta
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"Non pensare mai al dolore, al pericolo o ai nemici un momento più lungo del necessario per combatterli." — Ayn Rand
Michele Lysander Guetta
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Mike
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Credo che non ci riuscirai mai, purtroppo.
La questione è annosissima, e mai risolta in modo chiaro dal legislatore.
Da anni si va avanti a colpi di sentenze che dicono una cosa e di altre che dicono l'esatto contrario.
Il dispositivo che poteva chiarire in maniera definitiva la questione (il DM37/08), in materia è rimasto vago ed evanescente come il precedente (L.46/90), sicché si parla genericamente di "iscritto agli albi professionali secondo le specifiche competenze tecniche richieste", il che lascia l'interpretazione talmente libera che ognuno se la canta come vuole.
A questo aggiungi, soprattutto in tempi di vacche magre, la guerra sotterranea sul tema fra gli ordini professionali (architetti vs. ingegneri). Ma su questo dirò qualcosa dopo.
La questione nel tempo, e complice la riforma degli studi universitari, si è ulteriormente complicata fino al punto (quasi) paradossale che un ingegnere civile iscritto alla sezione A del nuovo ordinamento non può (potrebbe?) progettare impianti mentre un architetto avrebbe mano libera in base a sentenze e/o regolamenti che parlano di impianti "asserviti ad un edificio" (mi chiedo quali - nella stragrande maggioranza - non lo siano...). Gli ingegneri vecchio ordinamento, peraltro, possono progettare di tutto (!).
Se la questione è abbastanza spinosa (e fonte di polemiche garantite), è nulla in confronto a quanto si potrebbe dire se dall'ambito del possesso del prescritto titolo di studio per potersi iscrivere ad un determinato albo, si passa a quello delle competenze. Il che apre altre voragini sul contenzioso: chi stabilisce le competenze di un professionista?
Gli ordini professionali avrebbero potuto (e dovuto) dire molto ma hanno perso da tempo la loro funzione originaria, che era quella di garantire il cittadino utente del servizio e non il proprio iscritto; rido a crepapelle quando leggo di "lobby degli ingegneri": all'esame di stato per l'abilitazione alla libera professione vengono promossi in percentuale più candidati che in un qualsiasi esame di maturità delle superiori. E le commissioni disciplinari degli ordini non hanno mai sanzionato un iscritto che sia uno, per violazione del codice deontologico in merito.
Il mercato, visto come nuova divinità selezionatrice dei buoni e dei cattivi professionisti, è sotto gli occhi di tutti: un far west in cui vince chi ha curriculum di kilopagine (ma progetta da cani) o conoscenze altolocate (ne sono piene le cronache quotidiane) o è in grado di fare sconti mostruosi (in alcuni casi ho visto ribassi fino all'85%) perché magari nel suo studio ha a disposizione gli schiavetti-praticanti pagati a coriandoli.
La qualità degli elaborati progettuali? un optional, oggi ciò che conta è il prezzo finale.
Come se ne esce? Non lo so.
Anzi, lo so: io due anni fa me ne sono uscito, dopo vent'anni e passa di libera professione, credo decorosa ma con magrissimi incassi. Gli ultimi due anni passati a fare preventivi inutili, superati da ribassi-monstre con i quali non avrei pagato neppure la carta e l'inchiostro.
Di più, non saprei che altro dire. E mi pare di aver detto già troppo.
Auguri.
P.S.: leggo che l'amico
Mike mi ha preceduto. Concorderei perfettamente con lui se non fosse che anche gli installatori, pur di prendere il lavoro, chiudono occhi, bocca e orecchie di fronte a porcherie inguardabili. E i clienti chiedono loro di non fare storie, visto che il "pezzo di carta" l'hanno già pagato.
Saluti
La questione è annosissima, e mai risolta in modo chiaro dal legislatore.
Da anni si va avanti a colpi di sentenze che dicono una cosa e di altre che dicono l'esatto contrario.
Il dispositivo che poteva chiarire in maniera definitiva la questione (il DM37/08), in materia è rimasto vago ed evanescente come il precedente (L.46/90), sicché si parla genericamente di "iscritto agli albi professionali secondo le specifiche competenze tecniche richieste", il che lascia l'interpretazione talmente libera che ognuno se la canta come vuole.
A questo aggiungi, soprattutto in tempi di vacche magre, la guerra sotterranea sul tema fra gli ordini professionali (architetti vs. ingegneri). Ma su questo dirò qualcosa dopo.
La questione nel tempo, e complice la riforma degli studi universitari, si è ulteriormente complicata fino al punto (quasi) paradossale che un ingegnere civile iscritto alla sezione A del nuovo ordinamento non può (potrebbe?) progettare impianti mentre un architetto avrebbe mano libera in base a sentenze e/o regolamenti che parlano di impianti "asserviti ad un edificio" (mi chiedo quali - nella stragrande maggioranza - non lo siano...). Gli ingegneri vecchio ordinamento, peraltro, possono progettare di tutto (!).
Se la questione è abbastanza spinosa (e fonte di polemiche garantite), è nulla in confronto a quanto si potrebbe dire se dall'ambito del possesso del prescritto titolo di studio per potersi iscrivere ad un determinato albo, si passa a quello delle competenze. Il che apre altre voragini sul contenzioso: chi stabilisce le competenze di un professionista?
Gli ordini professionali avrebbero potuto (e dovuto) dire molto ma hanno perso da tempo la loro funzione originaria, che era quella di garantire il cittadino utente del servizio e non il proprio iscritto; rido a crepapelle quando leggo di "lobby degli ingegneri": all'esame di stato per l'abilitazione alla libera professione vengono promossi in percentuale più candidati che in un qualsiasi esame di maturità delle superiori. E le commissioni disciplinari degli ordini non hanno mai sanzionato un iscritto che sia uno, per violazione del codice deontologico in merito.
Il mercato, visto come nuova divinità selezionatrice dei buoni e dei cattivi professionisti, è sotto gli occhi di tutti: un far west in cui vince chi ha curriculum di kilopagine (ma progetta da cani) o conoscenze altolocate (ne sono piene le cronache quotidiane) o è in grado di fare sconti mostruosi (in alcuni casi ho visto ribassi fino all'85%) perché magari nel suo studio ha a disposizione gli schiavetti-praticanti pagati a coriandoli.
La qualità degli elaborati progettuali? un optional, oggi ciò che conta è il prezzo finale.
Come se ne esce? Non lo so.
Anzi, lo so: io due anni fa me ne sono uscito, dopo vent'anni e passa di libera professione, credo decorosa ma con magrissimi incassi. Gli ultimi due anni passati a fare preventivi inutili, superati da ribassi-monstre con i quali non avrei pagato neppure la carta e l'inchiostro.
Di più, non saprei che altro dire. E mi pare di aver detto già troppo.
Auguri.
P.S.: leggo che l'amico

Saluti
Sebastiano
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Siccome la dichiarazione di conformità la realizziamo noi siamo noi i responsabili dell'impianto per cui pretendiamo che il progetto rispetti le norme cosa che non è, ho consigliato ul mio capo di far vedere il progetto ad un nostro consulente tecnico che scriverà una relazione in merito che verrà consegnata prima all'architetto poi al committente, grazie
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Bene
mamandu direi che avete fatto un ottima scelta!
Qua non si tratta di architetti, periti, ingegneri, geometri, ecc. si tratta di fare il c..o a chi progetta in modo indecente! qualunque sia il suo titolo accademico!


Qua non si tratta di architetti, periti, ingegneri, geometri, ecc. si tratta di fare il c..o a chi progetta in modo indecente! qualunque sia il suo titolo accademico!

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mamandu ha scritto:Siccome la dichiarazione di conformità la realizziamo noi siamo noi i responsabili dell'impianto per cui pretendiamo che il progetto rispetti le norme cosa che non è, ho consigliato ul mio capo di far vedere il progetto ad un nostro consulente tecnico che scriverà una relazione in merito che verrà consegnata prima all'architetto poi al committente, grazie
Ottima scelta! La differenza tra un "tirafili" e un installatore qualificato è proprio questa


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Michele Lysander Guetta
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Mike
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sebago ha scritto:Come se ne esce? Non lo so.
Anzi, lo so: io due anni fa me ne sono uscito, dopo vent'anni e passa di libera professione, credo decorosa ma con magrissimi incassi.
Idem!
sebago ha scritto:P.S.: leggo che l'amicoMike mi ha preceduto. Concorderei perfettamente con lui se non fosse che anche gli installatori, pur di prendere il lavoro, chiudono occhi, bocca e orecchie di fronte a porcherie inguardabili. E i clienti chiedono loro di non fare storie, visto che il "pezzo di carta" l'hanno già pagato.
Saluti
Hai ragione, i "tirafili" se ne sbattono e tirano diritto, salvo poi quando c'è il problema sbattere la testa contro il muro, mentre gli installatori qualificati valuteranno il rischio e si comporteranno di conseguenza.
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Francamente, il progetto ad opera dell'Architetto, non lo condivido..probabilmente il diritto ha confuso le competenze tecniche in materia, così specifiche da essere adottabili solo da professionista abilitao, con fantomatiche competenze aleatorie.
Semmai, l'architetto potrebbe promuovere un progetto con la consulenza di un altro professionista, così come fanno epr i calcoli strutturali che sono a compendio del progetto esecutivo, ma non li fa di certo l'architetto.
Mia valutazione.
Semmai, l'architetto potrebbe promuovere un progetto con la consulenza di un altro professionista, così come fanno epr i calcoli strutturali che sono a compendio del progetto esecutivo, ma non li fa di certo l'architetto.


Mia valutazione.
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Vi riporto questo link se può esservi utile:
http://www.acca.it/BibLusnet/articoloco ... fault.aspx
possono progettare "l’intero complesso degli impianti tecnologici a corredo del fabbricato"
Ovviamente a prescindere dalla sentenza e dal titolo di studio il progettista dovrebbe progettare solo quello che sa fare!
http://www.acca.it/BibLusnet/articoloco ... fault.aspx
possono progettare "l’intero complesso degli impianti tecnologici a corredo del fabbricato"
Ovviamente a prescindere dalla sentenza e dal titolo di studio il progettista dovrebbe progettare solo quello che sa fare!
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ingantonio
10 3 - Messaggi: 21
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mamandu ha scritto:far vedere il progetto ad un nostro consulente tecnico che scriverà una relazione in merito che verrà consegnata prima all'architetto poi al committente, grazie
Ottima mossa.
Anch'io una volta fui chiamato a fare una cosa simile. Dopo tutte le porcherie che avevo evidenziato nella relazione, l'architetto mi ha tolto il saluto. Poco male, a volte le soddisfazioni non hanno prezzo.
Sebastiano
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