Eccomi!
Parliamo quindi ora della organizzazione all'interno dei vari gruppi.
Si segue una (a me finora sconosciuta) teoria strana chiamata PAEI, che è l'acronimo di Producer, Administrator, Entrepreneur, Integrator (o Interoperative).
Ogni figura PAEI è presente all'interno di un gruppo o se i gruppi sono troppo piccoli è presente all'interno di un cluster di gruppi affini (es. potenza e analogica o ARM e digitale)
Vediamo cosa fanno le varie figure nei gruppi.
P: Producer. Ovvero partiamo dalla fine. Finalmente abbiamo un progetto e pensiamo che possa funzionare! Chi ne costruisce un prototipo su millefori? Chi lo testa? Chi evidenzia problemi di misure sul PCB? Il Producer! (o i producer) Egli/loro è/sono esperto/i di testability (e alle volte curiosando ho visto documentati dei difetti che non avrei mai immaginato ci potessero essere...). E' un tecnico di laboratorio esperto che fa gran parte del lavoro manuale e documenta difetti ed errori che si possono notare solo avendo un prototipo in mano. Non ha affatto un compito banale. Se ci sono più tecnici che lavorano insieme si elegge un referente, di solito il più esperto. Ovviamente è specializzato nella costruzione e nella testabilità dei circuiti di cui si occupa il gruppo (un P di alta frequenza ha delle competenze molto diverse da un P di bassa frequenza, per esempio).
A: Administrator. Gli amministratori di un progetto (o meglio della parte del progetto che spetta a quel gruppo) sono coloro che lo coordinano dal punto di vista organizzativo. Si preoccupano di stabilire quanto tempo allocare (es. LM317: 2 ore, Flyback: 1 settimana) e quante risorse destinare ai vari progetti che il gruppo deve portare avanti. Si preoccupano di trovare i fondi (interni, esterni, sponsorizzati ecc...), di destinarli, di studiare il prezzo che può avere un kit e quando sia il momento giusto per proporlo. Il più esperto è un dirigente. In genere si relaziona spesso con il
senior design engineer, di cui parlo al punto seguente.
E: Entrepreneur. Questo è il settore che, nel mio piccolo, conosco meglio. Nelle ditte gli E vengono anche chiamati TC: Technical Core. Sono i progettisti, coloro che studiano le specifiche di un sistema, ne trovano la soluzione tecnica e la progettano, quelli che pensano il circuito, i creativi. I più matti, insomma (ma si divertono taaanto)

. Il progettista capo è di gran lunga la figura più importante di tutto il gruppo; è il "Chief"
senior design engineer. In genere è un ingegnere con esperienza ventennale o giù di lì. Purtroppo (per coloro che gli sono sottoposti) è una delle figure più importanti e meglio pagate di tutta l'azienda, ha il compito di supervisionare i progetti dal punto di vista tecnico e controllare che funzionino perfettamente (soprattutto il proprio, pensano tutti...e poi, no, non gli scappa mai nulla...). Ogni tanto i vari progetti sono sottoposti a
design review, un
martirio meeting dove il senior design engineer valuta dal punto di vista critico gli schemi elettrici prodotti, non risparmiandosi gentili critiche costruttive ("questo schema lo butti nel cesso, va bene?? Non funziona, vedi, il transitor TR1..."). Tuttavia durante una riunione di questo tipo si discute sul progetto e chiunque può costruttivamente intervenire. L'obiettivo teorico finale è avere un progetto insensibile a qualunque tipo di malfunzionamento.
Le regole del gioco sono che ciò che viene deciso in design review non si cambia fino alla prossima design review, altrimenti è il caos. (se poi emerge un problema particolarmente importante si schedula un'altra design review, ma è l'eccezione. In questo modo si ha l'intero gruppo di tecnici che pensa allo stesso tavolo concentrandosi sul problema. Si prendono delle decisioni operative e poi, finita la riunione, si lavora per eseguirle). Sono davvero utili.
In genere i senior design engineer e gli administrator dei vari gruppi si riuniscono in privato, ad inizio progetto, per stabilire quanto si voglia fare, le specifiche, i costi e i tempi di sviluppo. Si riuniscono poi anche verso metà e fine progetto. Su quello che si dicono si hanno solo voci incontrollate, di solito.
I: Integrator. Supponiamo di dover fare un progetto complesso, deciso dai vari A ed E "in chief" di tutti i gruppi: per esempio un televisore. Esso avrà una parte di alimentazione, che andrà al gruppo di elettronica di potenza, una parte di alta frequenza che andrà ai campisti, una parte audio e bassa frequenza che andrà agli analogici, una parte di calcolo che andrà ai microcontrollisti, una parte di EMC ecc. ecc...
Gli elettronici di potenza chiedono "dobbiamo progettare l'alimentatore: quante tensioni vi servono? ripple max? Che correnti? Quanto sono impulsive le correnti che chiedete? per quanto tempo? Con le sollecitazioni date dai carichi, quanto deve essere la tolleranza entro la quale le tensioni di alimentazione si spostano?" L'integrator si occupa di reperire queste informazioni che servono al gruppo per progettare, andando dagli altri gruppi (i microntrollisti dicono che hanno bisogno di 5V e 3.3V, 5V+-5%, 3.3V+-3%, le correnti sono circa 2A per la 5V e 1A per 3.3V. Le correnti possono passare da 10uA a 1A in 20us. Gli analogici hanno bisogno di 12V in duale con una corrente di 3A, ripple max di 200mV. I campisti invece vogliono...). In pratica è l'anello di congiunzione tra i vari gruppi, semplifica le esigenze multiple. Anche se può non sembrare, ha un compito di complessità pari a quella delle altre figure e che dura per tutto il progetto, non solo all'inizio (le specifiche cambiano

).
Mi è stato detto che dare la possibilità a tutti di intervenire su qualunque aspetto crea solo caos, forse (ma ne dobbiamo discutere) è meglio fare dei gruppi chiusi di sviluppo.
Un'altra cosa sulla quale mi sono state fatte delle raccomandazioni è quella di tenere d'occhio i tempi. Un progetto che non finisce mai e che accumula continui ritardi stufa chiunque e fa perdere interesse.
Il fatto che siamo un gruppo di amici appassionati e che facciamo le cose per il piacere di farle non significa che non ci debba essere un controllo sui tempi.
Veniamo ora alla documentazione.
Produrre documentazione in modo efficiente, corposa e facilmente recuperabile al momento opportuno è indispensabile e molto difficile.
Personalmente devo produrre una relazione tecnica di modifiche (o di implementazione se il progetto è nuovo) e una di raccomandazioni d'uso per ogni cosa che faccio o che modifico. Avessi cambiato anche solo di un bit uno script.
Sulla prima pagina della documentazione che produco deve esserci un identificatore unico per ogni progetto, che è una sigla corrispondente ad un codice progetto (che mi viene dato all'inizio), un codice che indica il mio settore di attività specifica, poi segue una matricola che identifica chi scrive (io) una sigla che indica la versione del documento e la data della modifica in formato YYYYMMDD. Tutti questi dati, sempre nella prima pagina, vengono scritti anche testualmente.
Esempio:
AVCVD12233BHG
QQ345
E12RT3
1.2.3
20132109
Progetto : Forno a microonde Fantatron-EY
Attività : Simulazione comportamento magnetron a stress termici, modifiche tecniche a script Mathematica
Referente : io
Versione : 1.2.3
Data revisione: 21/09/2013
Questo lavoro viene fatto da tutti i PAEI di tutti i gruppi, per tutti i progetti.
Per ogni progetto l'A (admin) di ogni gruppo produce anche un documento sul flusso del progetto (quante persone hanno partecipato al progetto e come si chiamavano, come contattarle in futuro, se ci sono state delle sostituzioni, dove abbiamo comprato i componenti, quanti ne abbiamo comprati, quanto tempo hanno impiegato ad arrivare ecc. ecc...)
La mole di dati che ne consegue viene organizzata da dei software specifici (di cui, ammetto, non ne so molto). Questo è il know how aziendale.
E' fondamentale documentare qualunque cosa (proprio qualunque), non importa quanto piccola, e conservare qualunque documento venga prodotto (fosse anche un singolo file excel per calcolare una piccola tabella di look-up da mettere in un microcontrollore).
La regola d'oro è che, purtroppo, quello che oggi sembra troppo ovvio e scontato sarà assolutamente oscuro ed incompresibile tra un mese.
Non dovrei aver dimenticato nulla.
Ora non resta che discutere, magari per chiarire punti che ho trattato male o troppo velocemente o, perché no, ragionare su punti che nessuno ha ancora ben chiari!
Pietro.