Mamma quanti post...
Volete farmi lavorare? Ma io do le dimissioni, altro che coniare neologismi o acronimi personalizzati; EYLD! Oltretutto a mia insaputa, immaginandomi una sorta di Ironside geneticamente incrociato con Batman e operante nell'ombra. Sono in pensione eh!
Quando (ho dovuto) ho smesso di lavorare, ho pianto, forse pensando che il lavoro mi sarebbe mancato, poi mi sono accorto di cosa mi son perso non andando in pensione prima. Quindi, adesso, per "economia d'intervento" non darò risposte personalizzate (senza offesa eh) ma ho notato che, sia pur con diverse "sfumature di grigio", le convinzioni degli amici hanno più o meno in comune lo stesso Cascade Point...
Di conseguenza, sia pur evitando le personalizzazioni, voglio ribadire che il Diritto non è materia valutabile secondo il rigore della logica scientifica. Oppure, se proprio vogliamo esser precisi, anche il diritto ha una sua logica ma è confinata entro impervi schemi giuridici, dottrinali e giurisprudenziali, dato che tale pseudo logica è fortemente condizionata da regole stringenti che di logico potrebbero anche avere ben poco. Si pensi (ad esempio) alle leggi o ai regolamenti promulgati per ragioni d'ordine pubblico o di sicurezza. La libertà, la democrazia, la giustizia, sono concetti astratti, non esistono. Sono sostantivi che vengono modulati in modo differente in funzione della civiltà, educazione cultura e altro di un Popolo. Prova ne sia che In determinati casi la libertà venga sacrificata a vantaggio della sicurezza individuale e/o collettiva.
Ora, se è vero che certe nozioni non possono essere approfondite mediante le nostre quattro chiacchiere tra amici, occorre almeno convergere su alcuni criteri generali, prima di quelli specifici. Sarebbe sufficiente comprendere che l'antropologia giuridica ha elaborato e coniugato precetti che si sostanziano fondamentalmente in norme inderogabili e norme derogabili, ma capisco occorra dire qualcosa di più.
Le prime sono definite anche “norme imperative”, e sono quelle norme di legge che contengono precetti che non possono essere derogati dai privati, ma solo obbediti, con conseguenti sanzioni in caso di mancato rispetto dei precetti stessi. Ad esempio: sono imperative le norme di diritto penale, le quali contengono precetti arcinoti come non uccidere, non rubare, non truffare ma anche quelli attieniti ai principi di sicurezza, non solo sul lavoro e così via. Ma lo sono anche molte norme di diritto civile, come quelle contenute negli artt. 85, 108, 979, 1418 e altri che non ricordo neanche più.
Le seconde, quelle derogabili, sono norme le cui disposizioni divengono obbligatorie solo se le Parti non decidono di regolare in modo diverso i loro rapporti. Però attenzione: le deroghe possono essere concordate soltanto a termini di Legge e non ad libitum. A rigore le norme derogabili sono ancora più insidiose di quelle imperative dato che un vizio di forma o di diritto potrebbe inficiare la deroga e rendere nullo l'accordo, determinando così l'insorgenza di altri problemi.
Prendiamo ad esempio la clausola del visto e piaciuto: questa è considerata una clausola vessatoria ma qui qualcuno potrebbe esser tentato di eluderla con la doppia sottoscrizione dell'accordo ai sensi degli artt. 1341 e 1342 c.c. e dal Codice del Consumo. Questi precetti consentono di determinare uno squilibrio del contratto a vantaggio di un contraente e a sfavore dell’altro. Tuttavia dev'esser chiaro che la frase "Visto e Piaciuto" (ad esempio) non protegge chi vende un macchinario (un MACCHINARIO) pericoloso. A scanso d'equivoci è anche possibile che un macchinario usato non debba avere le sicurezza di un "similare nuovo" ma che debba avere almeno un livello di rischio minimo accettato dalla legge, ovvero deve essere conforme alla normativa tecnica armonizzata alla Direttiva Macchine. Infatti, guarda il caso, l'Italia è stata condannata per inadempimento della direttiva Comunitaria sulla sicurezza sul lavoro (Corte di Giustizia UE).
un altro esempio è quello riferito a beni soggetti ad immatricolazione od omologazione per poter essere utilizzati. Un veicolo senza omologazione sicuramente non potrà circolare su strade pubbliche mentre su un circuito da corsa potrebbe farlo, sempre che il responsabile del circuito ammetta la circolazione di veicoli privi di "uno straccio d'identità" (il condizionale è d'obbligo dato che un veicolo del genere potrebbe non essere assicurabile per carenza di elementi distintivi o di valutazione preventiva sul valore e sulla sicurezza o sulla provenienza) e per altri regolamenti specifici anche di diritto privato.
In altri termini, e concludo, se è vero che un veicolo venduto come "alieno" potrebbe circolare su un percorso privato, anche di competizione, il venditore non potrebbe illudersi di star tranquillo per via della scappatoia della doppia sottoscrizione per accettazione delle clausole vessatorie, perché se quel veicolo esplodesse sotto le natiche dell'acquirente e se a seguito di indagine ufficiale dovesse emergere un vizio occulto di costruzione o magari tenuto nascosto, il che sarebbe circostanza ulteriormente aggravante, dubito che l'acquirente si accontenterebbe d'incerottarsi le natiche arrendendosi alla clausola del visto e piaciuto. Quel che è piaciuto riguarda soltanto quel che è stato possibile scorgere con l'ordinaria diligenza ma se il problema dovesse riguardare (ad esempio) un motore talmente pompato da esplodere dopo un chilometro, è palese che la clausola del visto e piaciuto dovrà decadere.