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Compatibilità elettromagnetica e analisi dei disturbi irradiati e condotti prodotti dai sistemi muniti di fuel cell

Indice

1 - Principio di funzionamento della fuel cell

Le fuel cell sono dei sistemi elettrochimici capaci di convertire l’energia chimica di un combustibile, tipicamente l’idrogeno, direttamente in energia elettrica senza bisogno di passare attraverso un processo di combustione, e quindi senza l’intervento intermedio di un ciclo termico, ottenendo rendimenti di conversione più elevati rispetto a quelli delle macchine termiche convenzionali. In altre parole, una cella a combustibile è un generatore elettrochimico in cui, in linea di principio, entrano un combustibile e un ossidante, ossigeno o aria, e da cui si ricavano corrente elettrica continua, acqua e calore, come mostrato in figura 1. Il processo che si svolge in una cella a combustibile è inverso rispetto a quello dell’elettrolisi: nel processo dell’elettrolisi l’acqua, con l’impiego di energia elettrica, viene decomposta nei suoi componenti gassosi idrogeno e ossigeno. Una cella a combustibile inverte questo processo e unisce i due componenti producendo acqua, calore e corrente continua.

Figura 1 - Reagenti e prodotti in una cella a combustibile


Le celle a combustibili sono dispositivi simile alle batterie, ma a differenza di quest'ultime la materia attiva viene continuamente rinnovata e quindi la corrente elettrica continua può essere erogata indefinitamente, se si mantiene l'alimentazione di combustibile e di gas ossidanti. Oltre all’idrogeno puro, possono essere usati anche altri combustibili come il metano, il metanolo, l’etanolo, la benzina, purché da questi ultimi l'idrogeno venga estratto con un particolare procedimento. Le celle a combustibile sono classificate in base alla loro temperatura di funzionamento. In particolare:

  • celle a bassa temperatura (50÷100) °C;
  • celle a media temperatura (160÷220) °C;
  • celle ad alta temperatura (600÷1000) °C.

Al variare delle temperatura di funzionamento cambia l’elettrolita utilizzato. Questa classificazione è, pertanto, fondamentale, poiché il tipo di elettrolita influenza fortemente molti fattori, quali: il campo di temperatura operativo, il tipo di ioni e la direzione di diffusione nella cella, la natura dei materiali costruttivi, la composizione dei gas reagenti, le modalità di smaltimento dei prodotti di reazione, le caratteristiche di resistenza meccanica e di utilizzo e la vita della cella stessa. I principali tipi di celle sono:

  • Celle alcanine: (AFC, Alcaline Fuel Cell), che usano un elettrolita costituito da idrossido di potassio ed operano a temperature intorno a 120 °C. Le loro caratteristiche particolari, gas di alimentazione estremamente puri, ne hanno limitato la diffusione e i programmi di sviluppo.
  • Celle ad elettrolita polimerico: (PEFC, Polymer Electrolyte Fuel Cell), che usano come elettrolita una membrana polimerica ad elevata conducibilità protonica e funzionano a temperature comprese tra 70 °C e 100 °C. Vengono usati soprattutto per la trazione.
  • Celle ad acido fosforico: (PAFC, Phosphoric Acid Fuel Cell), che operano a temperature prossime ai 200 °C con un elettrolita costituito da una soluzione concentrata di acido fosforico; rappresentano la tecnologia più matura per gli usi stazionari.
  • Celle a carbonati fusi: (MCFC, Molten Carbonate Fuel Cell), che usano come elettrolita una soluzione di carbonati alcalini fusa alla temperatura di funzionamento della cella (650 °C) e contenuta in una matrice ceramica porosa; sono promettenti per la generazione di energia elettrica da qualche centinaio di kW ad alcune decine di MW.
  • Celle ad ossidi solidi: (SOFC, Solid Oxide Fuel Cell), che funzionano a temperatura elevata (circa 900 °C -1000 °C) per assicurare una conducibilità sufficiente all’elettrolita, costituito da materiale ceramico (ossido di zirconio drogato con ossido di ittrio); sono promettenti per la generazione di energia elettrica da qualche centinaio di kW ad alcune decine di MW.
  • Celle a metanolo diretto: (DMFC, Direct Methanol Fuel Cell), che operano a temperature tra 70 °C e 120 °C e come le PEFC utilizzano come elettrolita una membrana polimerica. Sono ancora nello stadio di ricerca di laboratorio.

2 - Introduzione ai problemi di compatibilità elettromagnetica e normativa

In materia di compatibilità elettromagnetica la legislazione di riferimento è la Direttiva 2014/30/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 Febbraio 2014 concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica. La Direttiva 2014/30/UE modifica la Direttiva 2004/108/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 dicembre 2004, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica e che abroga la Direttiva 89/336/CEE del 3 Maggio 1989. La Direttiva 2014/30/UE, in particolare, disciplina la compatibilità elettromagnetica delle apparecchiature e mira a garantire il funzionamento del mercato interno prescrivendo che le apparecchiature siano conformi a un livello adeguato di compatibilità elettromagnetica. La Direttiva stessa definisce la locuzione compatibilità elettromagnetica:

"l’idoneità di un’apparecchiatura a funzionare nel proprio ambiente elettromagnetico in modo soddisfacente e senza produrre perturbazioni elettromagnetiche inaccettabili in altre apparecchiature in tale ambiente".

Dalla definizione appena riportata si deducono tre punti fondamentali:

  • ogni dispositivo, apparecchiatura o sistema deve presentare un adeguato livello di immunità rispetto alla perturbazioni originate da cause esterne, che gli permetta di funzionare in modo conforme alla sua destinazione;
  • i disturbi elettromagnetici generati da ogni dispositivo, apparecchiatura o sistema devono essere limitati ad un livello che permetta agli altri apparecchi di funzionare in modo conforme alla loro destinazione;
  • ogni apparecchiatura deve possedere un livello di immunità intrinseca tra le sue parti che le consenta di fornire le prestazioni di progetto.

Un dispositivo, apparecchiatura o sistema è elettromagneticamente compatibile se soddisfa i tre seguenti criteri:

  • non è suscettibile alle emissioni elettromagnetiche di altri sistemi;
  • non causa interferenza verso altri sistemi;
  • non causa interferenza verso se stesso.

La Direttiva si applica a tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici esclusi gli apparecchi costruiti per uso militare e gli apparecchi radio utilizzati dai radioamatori, se non disponibili in commercio (art. 2). Secondo una interpretazione estesa della definizione sopra riportata, nel quadro della compatibilità elettromagnetica rientra anche la salvaguardia degli esseri viventi dai disturbi elettromagnetici prodotti dalle apparecchiature e dai sistemi. L’ottica con cui affrontare le condizioni di sicurezza per l’uomo è completamente diversa rispetto a quella relativa al corretto funzionamento delle apparecchiature, pertanto, sia a livello nazionale che internazionale, i due settori sono affidati ad organismi differenti. In passato l’ambiente elettromagnetico veniva sottovalutato e tutti i problemi legati alla compatibilità elettromagnetica venivano risolti mediante accorgimenti a posteriori. Adesso, sul piano tecnico-scientifico, nella Compatibilità Elettromagnetica è possibile riconoscere un nuovo atteggiamento verso i problemi legati alla compatibilità che consiste nel tenere presente e adottare tutti i principi propri della Compatibilità Elettromagnetica in ogni fase del progetto e della costruzione di un dispositivo o di una apparecchiatura complessa. Le tecniche e i metodi della Compatibilità Elettromagnetica sono diventati parti fondamentali per la progettazione di un qualsiasi sistema elettronico.

3 - Aspetti della Compatibilità Elettromagnetica

La Compatibilità Elettromagnetica è connessa alla produzione, trasmissione e ricezione di energia elettromagnetica, come mostrato nella figura 2.

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Figura 2 - Suddivisione logica delle funzioni nello studio dei problemi di compatibilità elettromagnetica

Una sorgente emette un disturbo che, mediante un canale di accoppiamento, viene trasmesso a un ricevitore che lo elabora dando luogo al comportamento non desiderato. Si può parlare di interferenza elettromagnetica se e solo se l’energia ricevuta e non desiderata è tale da causare il disturbo, quindi è il comportamento indesiderato del ricevitore che stabilisce l’interferenza e non la trasmissione non intenzionale di energia. Se si desidera affrontare un problema di compatibilità elettromagnetica è necessario distinguere e caratterizzare gli elementi presenti nella figura 2 e di seguito riportati:

  • Sorgente;
  • Canale di accoppiamento;
  • Ricevitore.

Dei tre elementi, il più complicato da individuare è il Canale di accoppiamento. Infatti, esso è spesso un percorso ibrido, nel senso che il disturbo può essere sia di tipo condotto che irradiato. Inoltre, alle elevate frequenze è difficile individuare i percorsi preferenziali delle correnti, soprattutto se lo spettro del segnale di disturbo è molto ampio. Individuato il problema dell'accoppiamento elettromagnetico, le soluzioni atte a prevenire o ridurre i fenomeni di interferenza si possono classificare in:

  • sopprimere l’emissione alla sorgente;
  • rendere il fenomeno di accoppiamento il meno efficiente possibile;
  • rendere il ricevitore meno suscettibile all’interferenza.

Spesso le azioni necessarie ad attenuare il fenomeno dell’interferenza sono in contrasto con il corretto funzionamento del dispositivo in esame, pertanto il problema non è di facile soluzione. Prima di tutto occorre individuare il tipo di disturbo, che le Norme distinguono in:

  • disturbi irradiati, quelli che si propagano a mezzo di onde elettromagnetiche nell’ambiente circostante l’apparecchiatura disturbante;
  • disturbi condotti, quelli che si propagano attraverso i conduttori che collegano tra di loro le varie parti di un’apparecchiatura o di un sistema.

Definite le due categorie di disturbi, il trasferimento di energia elettromagnetica si può distinguere in quattro fenomeni, illustrati in figura 3:

  • emissioni radiate;
  • suscettività radiata;
  • emissioni condotte;
  • suscettività condotta.

Figura 3 – Rappresentazione dei quattro fondamentali fenomeni inerenti la compatibilità elettromagnetica

I meccanismi di accoppiamento possono essere ibridi oppure cambiare durante il percorso tra la sorgente e il ricevitore. Tutti i problemi legati con la compatibilità elettromagnetica possono essere interpretati in termini di emissioni radiate, suscettività radiata, emissione condotta e suscettività condotta. In ogni caso il passo fondamentale per comprendere meglio i fenomeni fisici appena illustrati è la formulazione di un modello matematico, cioè le relazioni cause-effetti che permettono sia di studiare il comportamento del sistema in esame, sia di prevederne le risposte al variare dei parametri più importanti del sistema stesso. È ovvio che il modello matematico deve predire i risultati ottenuti dalle misure sperimentali. Il modello del fenomeno elettromagnetico in esame può essere formulato seguendo un approccio circuitale oppure un approccio campistico. Entrambi gli approcci permettono una risoluzione per via analitica o con metodi numerici, ma la questione non è semplice. Esistono forti limiti sia in termini di modelizzazione che di risoluzione. Il modello può non avere un elevato grado di accuratezza a causa della complessità topologica ed elettrica del sistema, per esempio il sistema presenta più canali di accoppiamento. Nell’approccio circuitale sorge il problema della valutazione dei parametri da impiegare nel problema; l’approccio campistico, invece, risente spesso della mancanza di procedimenti analitici necessari a risolvere il problema. In ogni caso, il modello deve essere validato, cioè bisogna confrontare i risultati ottenuti per via analitica o numerica con i risultati ottenuti dalle misure sperimentali.

4 - Dimensione elettrica

Quando si affrontano problemi legati ai campi elettromagnetici, la grandezza più importante da individuare è la lunghezza elettrica di un dispositivo o sistema elettrico. Il dispositivo viene considerato come una struttura di conduttori che trasportano corrente. In generale maggiore è l’estensione geometrica della struttura maggiore sarà la sua capacità ad irradiare, ma la grandezza più importante da valutare è la dimensione elettrica, poiché da questa dipende l’efficienza del fenomeno di accoppiamento. La lunghezza elettrica si misura in lunghezza d’onda, cioè lo spazio percorso dall’onda a cui corrisponde una variazione di 360°. In mezzi senza perdite la lunghezza d'onda si ottiene con la formula seguente:

\lambda =\frac{v}{f}=vT


dove v rappresenta la velocità di propagazione dell'onda e f la frequenza di lavoro più elevata che si vuole considerare (cui corrisponde il periodo T). Una struttura di lunghezza geometrica L ha una dimensione elettrica pari a:


k =\frac{L}{\lambda}=\frac{Lf}{v}

La dimensione elettrica di una struttura, pertanto, è direttamente proporzionale alla sua lunghezza fisica L, alla frequenza f di lavoro e inversamente proporzionale alla velocità di propagazione dell'onda nel mezzo in cui la struttura stessa è immersa. Una struttura è elettricamente piccola nel caso in cui le sue dimensioni fisiche L siano molto più piccole di una lunghezza d'onda, convenzionalmente quando:


L< \frac{1}{10}\lambda

Essere in grado di calcolare le dimensioni elettriche di una struttura è molto importante per poter stabilire il tipo di approccio al problema da affrontare. Se la struttura è elettricamente piccola, il sistema può essere studiato come un modello a parametri concentrati. In questo caso lo studio è relativamente semplice, perchè è possibile utilizzare le leggi di Kirchhoff per le tensioni e le correnti. Se la struttura non è elettricamente piccola, bisogna utilizzare un modello a parametri distribuiti e ricorrere alle equazioni di Maxwell.

5 - Emissioni irradiate e suscettività

Ad irradiare campi elettromagnetici non sono solo le antenne propriamente dette. In generale, alcune parti di un sistema elettrico si comportano come antenne irradianti, cioè diventano delle antenne non intenzionali (sorgenti). Il fenomeno irradiativo interessa quasi tutte le parti di un sistema elettrico, in particolare i fili e i cassoni in cui i sistemi stessi sono racchiusi. Il modello di emissione irradiata viene diviso in modello di emissione per correnti di modo differenziale e modello di emissione per correnti di modo comune. Le correnti di modo comune sono potenzialmente dannose, poiché le corrispondenti componenti di campo si sommano, dando luogo a un campo non trascurabile. Al contrario, gli effetti delle correnti di modo differenziale tendono a compensarsi.

5.1 - Modello relativo alle correnti differenziali

Data una coppia di fili schematizzati come un dipolo elettrico elementare (hertziano), si individua la funzione di trasferimento che lega il massimo campo elettrico ED,max ricevuto nel punto di misura (3 m di distanza dalla sorgente per gli apparati di classe B secondo le norme FCC) e la corrente differenziale ID:


\left | \frac{\overline{E}_{D,max}}{\overline{I}_{D}} \right |=Kf^{2}A

Si ha una proporzionalità diretta all’area A = L s della spira formata dai due fili di lunghezza L e posti parallelamente alla distanza s e al quadrato della frequenza f. K è una costante che vale  \frac{1,316 \times10^{-14}}{d}, dove d è la distanza di misura. Ad una data frequenza, per ridurre il livello dell’irradiazione dovuta alle correnti di modo differenziale è possibile adottare i seguenti accorgimenti:

  • ridurre l’intensità della corrente;
  • ridurre l’area della spira.

Il primo rimedio non è sempre fattibile, poiché i valori delle correnti differenziali, in genere correnti utili, sono dettati dal funzionamento stesso del dispositivo. La seconda alternativa va adottata in fase di progetto e rappresenta una soluzione quasi a costo zero, poiché si tratta di realizzare una accurata distribuzione delle interconnessione tra i diversi circuiti.


5.2 - Modello relativo alle correnti di modo comune

La funzione di trasferimento che lega campo elettrico massimo EC,max e la corrente IC di modo comune è la seguente:


\left | \frac{\overline{E}_{C,max}}{\overline{I}_{C}} \right |=KfL

K è una costante che vale  \frac{1,257 \times10^{-6}}{d}. Per ridurre il livello di irradiazione dovuto alla corrente IC ad una data frequenza f è necessario:

  • ridurre l’intensità della corrente;
  • ridurre la lunghezza della linea.

La prima soluzione richiede di ridurre il picco della corrente nel dominio del tempo. Per evitare le correnti di modo comune si può ricorrere alle impedenze di blocco di modo comune. La seconda soluzione va pensata durante la fase di progetto, ma è limitata da considerazioni geometriche non sempre superabili.

6 - Emissioni condotte e suscettività

Gli enti normativi impongono dei limiti alle emissioni condotte, perché i disturbi si possono diffondere nella rete di distribuzione dell’energia elettrica a cui un impianto fa capo. Tale rete elettrica rappresenta un grande sistema di antenne dalla quale le emissioni condotte sono in grado di irradiare con grande efficienza, causando interferenze negli sistemi elettronici dell’impianto. I limiti imposti dalle norme sulle emissioni condotte, quindi, sono rivolte a limitare le interferenze delle emissioni radiate dovute alle correnti di disturbo. Le principale sorgenti di emissioni condotte sono gli alimentatori e i circuiti dei segnali di temporizzazione. Le misure di verifica del soddisfacimento delle norme vanno eseguite utilizzando una rete di stabilizzazione dell’impedenza di linea (Line Impedance Stabilization Network, LISN) posta tra la presa di alimentazione e il cordone di alimentazione dell’apparecchiatura in prova. Una configurazione di prova tipica è mostrata nella figura 4.

LISN.png

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Figura 4 -Configurazione di prova tipica per le misure di verifica delle emissioni condotte

Considerandone il comportamento ideale, entro i limiti (in frequenza) posti dalle norme sulle emissioni condotte, la rete LISN può essere rappresentata come due resistori da 50 Ω posti tra i fili di fase e di terra e tra i fili di neutro e di terra, come nella figura 5:

Rete LISN.png

Rete LISN.png

Figura 5 – Schema equivalente di una rete LISN


Dalla figura 5 si evince che la tensione tra il filo di fase e la terra vale:


\overline{V}_{P}=50\left ( \overline{I}_{C} +\overline{I}_{D}\right )

invece, la tensione tra il filo di neutro e la terra vale:


\overline{V}_{P}=50\left ( \overline{I}_{C} -\overline{I}_{D}\right )

In genere le correnti di modo comune e di modo differenziale sono diverse, pertanto le tensione sul filo di fase e sul filo di neutro sono diverse. La correnti di fase IF e di neutro IN che interessano il misuratore non sono le correnti di alimentazione dell’apparecchio, ma le componenti armoniche nel range di frequenza indagato. È possibile adottare diversi rimedi per evitare che le correnti di disturbo si diffondano nella rete di alimentazione dell’energia elettrica. Alcuni sistemi sono in grado di bloccare indifferentemente le correnti di modo comune e di modo differenziale, altri invece agiscono in modo differente sulle due correnti. Tra le soluzione più usuali si hanno:

  • induttore di blocco del modo comune;
  • trasformatore di isolamento in ingresso;
  • filtri di ingresso.

7 - Problemi di compatibilità elettromagnetica legati all’uso della fuel cell nella trazione elettrica

La fuel cell viene utilizzata come sorgete di alimentazione in diversi campi applicativi, tra cui il settore della trazione elettrica (automobili elettriche e vetture di trasporto pubblico). In questi ambienti il problema della compatibilità elettromagnetica è molto sentito a causa degli spazi a disposizione sono molto ridotti. È necessario valutare e ridurre i problemi di compatibilità elettromagnetica per garantire la sicurezza e il comfort a bordo dei veicoli elettrici. Generalmente, veicoli equipaggiati con una cella a combustibile necessitano di inverter ad elevata potenza e convertitori DC/DC bidirezionali. Lo spazio a disposizione è molto ridotto e le correnti in gioco hanno valori molto elevati, pertanto l’ambiente elettromagnetico presente a bordo del veicolo elettrico è molto critico. Il sistema elettrico, inoltre, è molto complesso, pertanto l’analisi del problema non è semplice. Analizzando la geometria del sistema “veicolo elettrico” si evince che lo stesso può essere considerato come una linea di trasmissione multifilare. In genere tutti i dispositivi a bordo del veicolo sono sensibili ai disturbi, però la loro propagazione sui cavi di bassa tensione è particolarmente gravosa enecessita di particolare attenzione. I diversi studi eseguiti in tal senso hanno evidenziato le diverse problematiche a bordo dei veicoli elettrici e individuato i principali fattori di influenza. Un fattore determinante nella propagazione del disturbo è la distanza tra i cavi [2]. La figura 6 mostra la differenza di potenziale ai capi del cavo:

Effetto della distanza tra i cavi sulla propagazio

Effetto della distanza tra i cavi sulla propagazio

Figura 6 - Effetto della distanza tra i cavi sulla propagazione del disturbo

La figura 6 evidenzia che al crescere della distanza fra i cavi, i disturbi si riducono. Un secondo fattore di influenza, che agisce in modo simile alla distanza fra i cavi, è lo spessore della guaina dei cavi, come mostrato dalla figura 7.

Effetto dello spessore della guaina sulla propagaz

Effetto dello spessore della guaina sulla propagaz

Figura 7 – Effetto dello spessore della guaina sulla propagazione del disturbo

Al crescere dello spessore della guaina del cavo i disturbi si riducono [2]. Una importante via di richiusura dei disturbi è il telaio del veicolo elettrico, ma le diverse analisi hanno mostrato che la larghezza della sezione trasversale del telaio non influenza l’entità dei disturbi presenti a bordo del veicolo equipaggiato con una cella a combustibile. Il disturbo più importante è la corrente di modo comune. La presenza di piani di massa e le dissimetrie della struttura e della distribuzione dei cavi implicano la presenza delle correnti di modo comune. Queste correnti possono circolare sia nel telaio del veicolo che nei cavi del sistema elettrico [2] e possono avere valori molto differenti al variare della frequenza (figura 8).


Corrente di modo comune nei cavi e nel telaio.png

Corrente di modo comune nei cavi e nel telaio.png

Figura 8 – Corrente di modo comune nei cavi e nel telaio del veicolo

A frequenze elevate la corrente di modo comune che circola nel telaio è più elevata rispetto a quella presente nel cavo. Solo intorno alla frequenza di 25 MHz la corrente di modo comune nel cavo è più elevata rispetto a quella presente nel telaio [2]. A causa degli spazi ridotti e del numero elevato di componenti a bordo del veicolo, i disturbi possono accoppiarsi facilmente e amplificare i loro effetti dannosi. Inoltre, non solo questi disturbi non sono trascurabili, ma addirittura superano i valori massimi ammessi dalle norme, pertanto è necessario prendere le dovute precauzioni, sin dalla fase di progettazione per limitare le emissioni dei disturbi. La figura 9 mostra una disposizione tipica dei componenti più importanti presenti a bordo di un veicolo da trasporto pubblico (bus) [3].

Disposizione dei componenti principali in un bus a

Disposizione dei componenti principali in un bus a

Figura 9 – Disposizione dei componenti principali in un bus alimentato mediante fuel cell

Le emissioni irradiate nella zona vicino ai convertitori DC/DC, agli inverter e alle batterie di accumulo sono particolarmente intensi. Inoltre, la corrente di modo comune è più elevata rispetto a quella di modo differenziale. Dalle prove e misure in laboratorio risulta che il campo magnetico nelle immediate vicinanze dell'inverter è più elevato rispetto al campo presente vicino alla batteria. L'ambiente elettromagnetico, pertanto, è più critico vicino all'inverter [1]. Questo, comunque, è un risultato aspettato: l’inverter, fra tutti i dispositivi presenti a bordo del veicolo elettrico, è il sistema che presenta la più elevata concentrazione di componenti di elettronica di potenza. I disturbi più importanti si manifestano sotto i 30 MHz ed iniziano a mostrarsi quando la frequenza è pari a 10 kHz, valore che coincide con la frequenza di lavoro dell’inverter.

8 - Conclusioni

I vari studi condotti confermano che l'ambiente elettromagnetico è molto critico vicino all'inverter e al convertitore. I disturbi in tensione causati dal convertitore presentano una natura aleatoria e variano al variare della potenza in gioco. Sulla base dei vari modelli che descrivono il problema, la propagazione dei disturbi possono essere ridotti aumentando la distanza fra i cavi e lo spessore della guaina.

Riferimenti

[1] Bo Zhang, Jinliang He, Shaofeng Yu, Wei Li, Rong Zeng, Yong Huang “Distribution and Characteristic of the Disturbances in the Driving System of a Fuel Cell Bus”, IEEE International Symposium on Electromagnetic Compatibility.

[2] Jinliang He, Bo Zhang, Shaofeng Yu, Wei Li, Rong Zeng, Yong Huang “Electromagnetic Conductive Interference Characteristics in Driving System of Fuel Cell Bus”, IEEE International Symposium on Electromagnetic Compatibility.

[3] Bo Zhang, Shaofeng Yu, Wei Li, Yong Huang, Jinliang He, “Investigation of Conducted Disturbance from Driving System in Fuel Cell Bus”, Proceedings, 18th Int. Zurich Symposium on EMC, Munich 2007.

[4] Wei Li, Shaofeng Yu, Bo Zhang, Jinliang He, Yong Huang, “High Frequency conducted Disturbance Analysis of Driving System in Fuel Cell Vehicle”, CEEM’2006/Dalian, 4A1- 04, pp. 724-727.

[5] Xuejun Zhu, Dan Su, Yicheng Zhang, Li Wei, “Bus Bar Design for EMC Performance of Power Converters in Fuel Cell Electric Vehicles”, IEEE International Conference on Vehicular Electronics.

[6] Jeakon Shin, Soonyong Lee, Kibum Jung and Jaehoon Choi, “Optimization of EMC Management Plan for BOP(Balance of Plant) of Fuel Cell Electric Vehicle (FCEV)”, 2010 Asia-Pacific International Symposium on Electromagnetic Compatibility, April 12 - 16, 2010, Beijing, China.

[7] Shaofeng Yu, Jinliang He, Bo Zhang, Wei Li, Yong Huang, “Statistical Analysis of Conducted Disturbance Source in Fuel Cell Bus”, CEEM’2006/Dalian, 2P5-10.

[8] Decreto Legislativo 4 dicembre 1992, n. 476 “Attuazione della direttiva 89/336/CEE del Consiglio del 3 maggio 1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica, modificata dalla direttiva 92/31/CEE del Consiglio del 28 aprile 1992”.

[9] Direttiva 89/336/CEE del Consiglio del 3 maggio 1989 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica.

[10] Direttiva 2014/30/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 26 febbraio 2014 concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica.

[11] B. Audone - Compatibilità elettromagnetica. McGraw-Hill, 1993.

[12] C. R. Paul - Compatibilità elettromagnetica. Hoepli, 2008.

[13] A. Bochicchio, G. Giambartolomei - Lezioni di compatibilità elettromagnetica. Pitagora Editrice Bologna, 1993.

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Commenti e note

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di ,

Paragrafo 8.1.2 e 8.1.3 del libro citato nel riferimento 12.

Rispondi

di ,

Molto interessanti le Funzioni di trasferimento trattate ai par. 5.1 e 5.2. Cortesemente mi potreste indicare un riferimento bibliografico principale dal quale è possibile trovare i passaggi che portano alle espressioni finali? Grazie mille

Rispondi

di ,

Argomento molto interessante, grazie

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