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Tektronix 7603 - restauro, riparazione e... resurrezione!

Questa e' la fotostoria (o fotoromanzo se preferite) di una delle tante riparazioni che ho effettuato sugli strumenti Tektronix. Nulla di troppo tecnico, le foto dovrebbero parlare più di tante parole. Qualche breve riga di commento qua e là.

Mesi fa mi fu affidato da riparare e revisionare un mainframe Tektronix 7603 con annessi i (soliti) due plugin: un 7A18A e un 7B53A. Appena recapitatomi dal corriere direttamente dal venditore (il cliente aveva preferito farmelo inviare direttamente per risparmiare tempo) apro l'imballo e subito sento un forte odore di componenti bruciaticci. Sicuramente qualche resistenza surriscaldata se non peggio...

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I due plugin erano anche loro un po' malmessi, ma questa è un'altra storia...

L'oscilloscopio era stato venduto come non funzionante. L'interno non mostrava rilevanti segni di "incendi". Qualche surriscaldamento sì, ma niente di troppo catastrofico; sicuramente doveva essere stato riacceso dopo essere rimasto inattivo molto tempo, come denota la sporcizia al suo interno:

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Lo strumento non dava segni di vita perchè erano bruciati sia il fusibile sulla linea 230 V sia un altro fusibile interno sulla linea di alimentazione dei +15 V verso lo switching che genera l'alta tensione (EAT) necessaria al funzionamento del CRT. Un rapido controllo dopo aver sostituito solo il fusibile sulla linea 230 V ha permesso di verificare che praticamente tutte le alimentazioni avevano un ripple elevatissimo, solito sintomo di condensatori elettrolitici esauriti. In questo modo, oltre a surriscaldare i vari regolatori (lineari, il 7603 non ha alimentatori switching) sicuramente si era sovrasollecitato anche l'oscillatore switching che pilota il trasformatore/elevatore che genera i 3 kV. Fortuna che c'era il fusibile interno, sullo stampato, a proteggere. Con tanta pazienza, mi sono rassegnato a estrarre il blocco alimentatore e smontarlo tutto.

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Solo per estrarre il blocco alimentatore è stato necessario sfilare diversi connettori. Importante etichettarli e, meglio ancora, scattare qualche foto per ricordarsi dove vanno ricollegati i vari cavi e cavetti. Se ci si dimentica, non è una cosa irreparabile, ma occorrerà allora, a partire dallo schema elettrico, risalire alla dislocazione dei vari collegamenti fisici. Lavoro ingrato dato l'alto numero di cavi e connettori presenti, come si può vedere dalle foto. Ergo, meglio prevenire...

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Il trasformatore e' massiccio e dotato di più avvolgimenti, sia primari che secondari e ben imbullonato al telaietto:

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Finalmente mi ritrovo in mano il circuito stampato della sezione raddrizzatori e condensatori di livellamento. C'è un altro C.S. che contiene i regolatori veri e propri e si trova fissato sul retro, dove ci sono i transistor di potenza alettati.

I condensatori sono tutti originali eccetto uno, che deve essere stato sostituito pochi anni fa (quello di colore blu nella foto):

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Sfortunatamente i condensatori (tutti marca SPRAGUE originali) sono del tipo a contenitore metallico con ben 4 reofori tipo faston disposti a cerchio per il negativo e un reoforo centrale per il positivo. Dissaldarli è un lavoro ingrato perchè il c.s. è a doppia faccia, i piani di massa assorbono quasi tutto il calore del dissaldatore e comunque la quantità di stagno da risucchiare è proibitiva.

Un possibile metodo alternativo è quello di armarsi di tanta pazienza, un saldatore di potenza adeguata e la classica treccia dissaldante.

L'altro metodo è quello da me usato nella foto seguente, rapido, drastico e iconoclastico:

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Eliminati i vecchi condensatori, si possono tranquillamente dissaldare i reofori rimasti e ripulire le piazzole dallo stagno. I condensatori moderni, oltre ad avere un ingombro praticamente dimezzato, hanno solamente due reofori di collegamento, quindi occorre fare attenzione al fatto che il c.s. utilizzava i 4 reofori del polo negativo a mo' di ponticelli (non dappertutto, ma quando serviva). Quindi occorre ripristinare i ponticelli mancanti con dei "veri" ponticelli di filo di rame stagnato di opportuna sezione.

Il risultato è degno di nota:

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A questo punto si può (finalmente) riassemblare il blocco alimentatore:

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All'accensione l'oscilloscopio finalmente funziona ma mostra un impercettibile "sfarfallio" quando utilizzo un plugin ad elevato assorbimento come ad esempio il 7D20. Dopo diverse ore di test e controlli, la mia attenzione si è focalizzata sul circuito di pilotaggio dell'asse Z, e più precisamente il dc restorer che si trova nella sezione di EAT. Tale sezione è accuratamente inscatolata, isolata e schermata per ovvi motivi.

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In pratica: smontare e scollegare due c.s. stampati e un altro po' di cavetti e connettori vari.

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Il c.s. stampato non segue la disposizione componenti originale. E' una versione "latest" (fine serie) e quindi mi tocca rintracciare i cambi di componenti e le loro displocazioni:

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I colpevoli del difetto (lo sfarfallio) sono, manco a dirlo, altri condensatori elettrolitici "rinsecchiti": misurati davano una impedenza praticamente infinita.

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Sostituiti tutti con altri moderni. Sono a montaggio verticale, dato che i condensatori elettrolitici assiali sono oramai una rarità:

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Resta da risistemare il tutto: tanti cavi e cavetti, il box dell'EAT, i due c.s. fissati a detto box, e il blocco alimentatore (urgh!):

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Finalmente, anche con il plugin "divoratore di energia" 7D20 il display è bello nitido, brillante e a fuoco. Ovviamente è stato necessario anche ricalibrare un po' tutto, dopo aver spazzato via il sudiciume che si era accumulato internamente.

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Giusto per togliere la curiosità a chi si chiede come facevano gli oscilloscopi della serie 7000 a mostrare il readout, ovvero le scritte in alto e in basso che mostrano le impostazioni dei V/div e sec/div come nella foto seguente:

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I caratteri, molto belli e ben definiti, erano generati dalla sezione readout/generatrice di caratteri che si vede in foto:

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Affascinante vero? Per chi fosse interessato ad approfondire il funzionamento del readout dei mainframe serie 7000 Tektronix, può trovare tutto spiegato qui.

Termina qui questo mio reportage fotografico sulla riparazione e rinascita di un Tektronix 7603 originariamente decisamente malridotto, e spero di non avervi annoiato troppo!

Per chi me lo ha chiesto, la calcolatrice che si intravede in alcuni fotogrammi e' una Texas Instruments SR-51A. Eccovela:

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Commenti e note

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di ,

Lavoro superlativo! Pensa che in azienda ne avevo 3 come quello. Li si usava per la messa a punto delle camere di combustione dei motori Diesel. Si misurava la pressione e in camera e le pressioni di scambio gas del ciclo Otto. Il readout era modificato perchè visulaizzava in Bar/g e i gradi dell'albro motore. C'era poi un bellissimo attrezzo con si montata un polaroid e clik si scattava un bella foto da mettere nel report, redato diligentemente con la macchina da scrivere, altro che PC e Word... Chissà che fine hanno fatto quei tre osilloscopi. Complimenti per il lavoro.

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di ,

... porca miseria non mi sono venuti i simboli della radice quadrata e del pi greco... groan!!!

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di ,

Una calcolatrice a tubi fluorescenti, che ricordi... con la mitica [math]\sqrt 2 \;[/math], ai tempi delle superiori mi era rimasta impressa in mente (1,4142136) come il [math]\pi \;[/math] (3,1415927)

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di ,

Io avevo (anzi ho ancora) una SR50, ma aveva i tasti azzurri, la 51A aveva i tasti gialli, ma non con quella configurazione!

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di ,

Grazie Isidoro. No, e' una SR-50A da me resuscitata. Ho anche un'altra SR-50A, una SR-51A e due TI-59. Il multimetro a fianco della SR-50A e' un Fluke 8040A da me riparato. Complimenti per l'occhio :D

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di ,

Grazie ragazzi, il vostro interesse mi fa capire che tutto sommato ci sono persone che possono non solo apprezzare questi oscilloscopi d'epocaa, ma anche che possano entrarne in possesso e capire la grande qualita' che possono ancora offrire! Non abbiate apura di acquistarne uno, funzionante o guasto che sia, sono riparabilissimi! Il che non posso dire, ad esempio, per un Sig.... 1102CML. LI non si ripara proprio nulla, si cambia la scheda difettosa e amen. E, ovviamente, gli schemi elettrici interni ve li sognate :-P

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di ,

Urca che lavoro, complimenti! Nelle foto 8 e 13 si vede una calcolatrice: TI56?

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di ,

Un articolo degno di nota su questi vecchi capolavori complimenti a banjoman per la sua competenza su questi mitici strumenti.

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di ,

Un articolo fatto bene come l'oscilloscopio. E' sempre affascinante vedere come venivano costruiti questi apparecchi.

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di ,

Mi associo con gli altri: veramente un bell'articolo, soprattutto pieno di foto dei vari particolari dello strumento.

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di ,

Bellissimo! Io ho un paio di chassis Tektronix della serie 5000 (un 5113 ed un 5440, con readout come nella serie 7000) più una piccola collezione di plugin. Ho fatto diverse riparazioni ed è una bellissima elettronica, è sempre un piacere studiarsi quei circuiti.

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di ,

Complimenti banjoman un sapiente lavoro di restauro di un glorioso strumento dell'epoca.

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di ,

Articolo molto interessante. È proprio il tipo di restauro conservativo cui ogni tanto mi dedico anche io quando recupero qualche strumento di "una volta". Anche se si usano meno di un tempo gli strumenti analogici mantengono inalterato il loro fascino. Complimenti.

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di ,

Bellissimo strumento, fa piacere vederlo di nuovo in forma !

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